È scomparso Franco Frabboni, Professore Emerito di Pedagogia Generale dell'Università di Bologna e Maestro per tutta la Pedagogia italiana.
Tra i primi allievi di Giovanni Maria Bertin, a cui oggi è intitolato il Dipartimento di Scienze dell'Educazione, Frabboni ha saputo bene incarnare il principio etico bertiniano “realizza te stesso realizzando l’altro da te” sia in ambito accademico sia nel privato. Preside per due mandati della Facoltà di Scienze della Formazione ha partecipato alla creazione di una “Scuola bolognese” di pedagogia, in primis, con i colleghi e amici Piero Bertolini, Andrea Canevaro e Mario Gattullo. Ha contribuito a fondare la Libera Università a Bressanone, un modello di università trilingue. È stato inoltre Presidente della Società Italiana di Pedagogia (SIPED) e nel 2016 gli è stato conferito il premio SIPED alla carriera.
Il suo ricco percorso di studio e ricerca è stato segnato dall’idea di una pedagogia democratica, laica e militante: aperta a valorizzare le istanze di libertà e antiautoritarismo, dialogo e mediazione, complessità e collaborazione nel rispetto di tutte le posizioni epistemiche. Di qui, tra gli ulteriori temi affrontati si ricordano l’attenta e perdurante riflessione sulla cittadinanza attiva e sui molteplici aspetti del processo di insegnamento/apprendimento: affrontato in ogni occasione attraverso la lente di una pedagogia democratica pensando, in parallelo, ad una ricerca empirica concepita come volontà di innovare e trasformare, mantenendo alto il rigore scientifico e l’attenzione alle questioni di carattere epistemologico e metodologico.
A livello nazionale ha collaborato, dibattuto e scritto significativi saggi su temi educativi cruciali, intrecciando i suoi pensieri a quelli di Maestre e Maestri italiani aderenti tanto al versante della pedagogia laica quanto a quella cattolica: intessendo un fecondo, vivace dibattito - rispettoso di tutte le differenze - in campo e pedagogico e didattico.
Ha collaborato con disciplinaristi universitari di rilievo, tra cui si ricordano i matematici Gianfranco Arrigo e Bruno D’Amore e ha mantenuto un aperto e costante dialogo con docenti di scuole di ogni ordine e grado, dal Nord al Sud d’Italia, lavorando “con, per, tra” gli insegnanti e i loro allievi. Intense e significative sono state le sue collaborazioni con colleghi di università italiane, spagnole, catalane e tedesche.
Ha fondato e diretto alcune importanti riviste scientifiche, tra cui "Ricerche di Pedagogia e Didattica" (ora Rivista online dell’Ateneo bolognese) oltre a dirigere numerose collane di prestigiose case editrici italiane.
Fedele e coerente al proprio modo di essere, dire, scrivere e pensare è stato intellettualmente libero da derive ideologiche e pregiudiziali, cosicché ha potuto dire quello che pensava, in sintonia con la propria inclinazione a fare esattamente quello che diceva. Chi lo ha conosciuto ne ricorderà le doti umane e professionali, chi non lo ha conosciuto potrà leggere le sue pagine più significative che si srotolano in un percorso di ricerca iniziato col primo saggio inerente "La pedagogia curativa e il problema dei deboli mentali" (Cooperativa libraria universitaria, 1968) e proseguito nell’arco di oltre mezzo secolo con: "Pedagogia" (Accademia, 1974); "La scuola Fuori" (Cooperativa libraria universitaria, 1968); "Scuola e ambiente" (Bruno Mondadori, 1980) e su su fino a "Dialogo su una scuola possibile", scritto in collaborazione con Cesare Scurati (Giunti, 2011); "La sfida della didattica" (Sellerio, 2011); "Il Problematicismo in pedagogia e in didattica" (Erickson, 2012); "Una scuola per il duemila", in collaborazione con F. Pinto Minerva (Sellerio, 2014); "Felicità e scuola" (Anicia, 2014).