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Copertina del libro Magnanimitade

Magnanimitade

Autore: Fiorenzo Forti

Editore: Carocci

Prezzo: 18,50

Sei saggi sul tema dantesco che raccolgono riflessioni sul peso che il poeta dà alle azioni umane meritevoli, anche quando, come nel caso dei personaggi del Limbo e dell’Inferno, il risultato finale non è il successo.

Ogni testo ha un cuore. E il cuore di Magnanimitade, la raccolta di studi sul tema dantesco di Fiorenzo Forti (Como 1911-Bologna 1980), è l’individuazione dell’umanesimo dantesco: un umanesimo, scrive Forti a p. 48, "nel senso universale di esaltazione della forza morale che l’uomo esprime da sé anche se l’azione non è coronata da successo, ma grande e meritevole". Le parole di Forti, cioè, trasmettono ancora oggi la magnanimità di Dante, il suo spirito aperto e tollerante che lo indusse a collocare Saladino nel limbo e a valorizzare, ben oltre il loro ruolo di dannati, le figure di Farinata e Brunetto.

Il volume, edito da Carocci e aperto da una premessa di Emilio Pasquini, rappresenta la copia anastatica di una raccolta pubblicata originariamente nel 1977 da Pàtron. Una raccolta di sei studi realizzati tra il 1961 e il 1973. Il primo e il terzo di questi studi - è scritto nella avvertenze iniziali – apparvero nel "Giornale storico della letteratura italiana", rispettivamente nel 1961 e nel 1969; il secondo e il quinto derivano da due letture dantesche, scaligera (1966) e classense (1973); il quarto fu pubblicato nel volume Dante e Bologna della Commissione per i Testi di lingua nel 1967; il sesto, parzialmente, nella rivista "Cultura e Scuola" nel 1965".

Filo conduttore delle pagine è, come anticipato, il tema della magnanimità, che è la "megalopsychia" dell’Etica Nicommachea di Aristotele, letta dall’Alighieri nel commento di San Tommaso d’Aquino. Prendendo le mosse da un’ineccepibile interpretazione della vera natura degli "spiriti magni" nel "nobile castello" del Limbo, Forti attraversa e connette fra loro alcuni snodi essenziali dell’universo dantesco. Ne viene fuori una lettura unitaria di molti personaggi e dalla Commedia emerge infine l’ideale di tolleranza insito nell’umanesimo di Dante.