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Copertina del libro Tecniche di propaganda politica

Tecniche di propaganda politica

Autore: Irene Di Jorio

Editore: Carocci

Prezzo: 16,30 euro

Vichy è un caso limite per la costruzione del consenso: la propaganda doveva suscitare la simpatia di un popolo sottomesso e da sempre nemico. Il saggio documenta le soluzioni comunicative escogitate ad hoc dal regime nazista.

"Perché Vichy dava una così grande importanza alla propaganda parlata? Qual era (se esisteva) il progetto soggiacente?". Se lo chiede Irene Di Jorio, dottore di ricerca in Storia d’Europa all’Università di Bologna e all’Université Paris x-Nanterre, nel saggio Tecniche di propaganda di propaganda politica. Il testo, pubblicato da Carocci, analizza un tema noto – l’importanza del consenso nei regimi totalitari – all’interno di una situazione limite – la Repubblica di Vichy tra il 1940 e il 1944.

"Il regime di Vichy – riporta la quarta di copertina - , nato nella drammatica situazione del luglio 1940, offre in tal senso un punto d’osservazione privilegiato. Come lanciare l’immagine di un nuovo Stato, in un paese sconfitto e in buona parte occupato? Come far aderire i cittadini a un sistema politico liberticida che chiede, per giunta, di collaborare con l’eterno nemico?".

Di Jorio cerca le risposte a tutti questi interrogativi concentrandosi in fonti inedite, spesso documenti a diffusione militante. Il suo diventa così un viaggio nei angoli più reconditi della "fabbrica del consenso" tedesca. Un viaggio dal quale emergono analisi scientifiche della propaganda, ideate per andare oltre le tecniche note.

Il capitolo centrale del volume, che ne conta complessivamente quattro, è dedicato alla nascita, al percorso e al declino della Legion Francaise des Combattants. Completa infine la ricerca un appendice dedicata ai consigli di un militante della Legion. Tre i sottocapitoli presenti in quest’ultima parte: la propaganda da uomo a uomo (Jean Goudareau), l’organizzazione delle riunioni di propaganda (André Beauchamp), e la stampa di lotta (P. M. Train e Henri Froidfont).