La donna dell’Umbria ha con sé due gemelli per richiamare alla memoria la tradizione che vuole che da quelle parti gli animali partoriscano due volte l’anno. La donna che rappresenta Roma nel Lazio (unico uomo!) tiene una corona di lauro, richiamando un passo di Plinio. La donna pugliese ha l’abito cosparso di tarantole in ricordo dei "tarantolati". E la donna abruzzese ha in mano il bastone dei pastori (in dialetto sunnia) in omaggio agli antichi Sanniti. Le figure di tutte queste donne, rigorosamente allegoriche, sono al centro di "Donne di carta", la mostra con cui l'Alma Mater Studiorum e il Museo della Città di Rimini (via Luigi Tonini, 1) racconteranno il fecondo connubio tra l’iconologia femminile e le rappresentazioni geografiche del passato. Al centro della rassegna (inaugurazione venerdì 22 settembre alle 17), che andrà avanti, nell’edizione riminese dal 22 settembre fino al 12 novembre 2006 (da martedì a sabato ore 10-12.30/16,30-19,30 – ingresso gratuito), ci saranno le immagini originali pubblicate nel 1603 nell’Iconologia di Cesare Ripa. In esse è forte il rimando al mondo del viaggio ed è anche per questo che, dopo la tappa riminese, la mostra assumerà un carattere itinerante, toccando altre città, tra cui Ancona e Bologna, secondo un calendario che sarà definito gradualmente sul sito della mostra, dove è possibile anche seguire un tour virtuale. (www.rimini.unibo.it/donnedicarta)
"Donne di carta – spiega Fiorella Dallari, assieme agli altri curatori della mostra Laura Federzoni, Giorgio Mangani e Luisa Rossi – affronta per la prima volta in Italia il tema delle allegorie geografiche femminili, ampliando e offrendo un nuovo punto di vista a un tema che sul piano espositivo è stato affrontato precedentemente solo in chiave strorico-artistica e limitatamente al mito di Europa rapita nelle rappresentazioni pittoriche". L’esposizione, intesa come un primo passo di un progetto più ampio, porta alla luce le immagini contenute in un best seller dei primi del Seicento. Tale fu infatti il manuale di Cesare Ripa, un testo che divenne comune tra tutti gli artisti curiosi di decodificare i simboli sparsi negli edifici di Roma.
"Donne di carta – prosegue Dallari - riporta a un tempo in cui una carta geografica non era uno strumento per orientarsi nello spazio, ma un supporto alla memoria, con le figure chiamate a ricordare le caratteristiche delle regioni del mondo. La geografia funzionava cioè come una struttura retorica: avvalendosi di simboli e figure aiutava la memoria a trovare i loci, cioè le informazioni connesse ai luoghi geografici".
La geografia diventò così materia densa di rimandi simbolici. E tra le icone in uso le figure femminili, pur estromesse dalle esplorazioni reali, guadagnarono sempre più spazio. "Si tratta di una tendenza – spiega Dallari – le cui radici affondano probabilmente nel senso religioso connesso con l’attività agricola delle origini. La fecondità della terra e la fertilità della donna sono messe in relazione tra loro e con gli influssi lunari". Alla base di tutto, insomma, c’è il mito mesopotamico della Grande Madre Potnia, ovvero della madre Terra.
La mostra, che, su decisione del prof. Puglisi, Presidente della Commissione Nazionale Italiana dell’Unesco, ha ottenuto il rarissimo patrocinio di questa importante organizzazione internazionale, aprirà la pista al 49° Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, che si terrà sempre a Rimini dal 20 al 24 ottobre 2006. Si parlerà dell’ospitalità che caratterizza l’Emilia-Romagna, ma soprattutto, attraverso le Donne di carta della mostra, si ricorderà la figura di Luisa Massani, la storica dell’arte che cinquant’anni addietro tenne nella città marinara il primo corso di lingua italiana per turisti stranieri. Episodio fecondo di conseguenze e prima tappa del percorso che ha portato oggi al consolidamento del Polo scientifico-didattico di Rimini.