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Investire sui giovani: le ragioni del 5 per mille all’Università

Il Rettore illustra la campagna per il 5 per mille "Mettici la firma" che prevede anche una grande apertura serale di Palazzo Poggi, il 27 aprile.
calzolari

Elevare il capitale umano della società attraverso un impegno che sappia coniugare formazione e ricerca. É l’obiettivo che l’Alma Mater intende perseguire utilizzando anche il 5 per mille delle imposte sulle persone fisiche che per la prima volta quest’anno, in via sperimentale, la legge Finanziaria ha destinato tra l’altro al finanziamento della ricerca scientifica e delle università. Senza oneri aggiuntivi a carico del contribuente e con una scelta non alternativa all’8 per mille è possibile infatti destinare una quota dei propri tributi alla nostra Università, semplicemente apponendo una firma e indicando il codice fiscale dell’Unibo, 80007010376.

Abbiamo chiesto al Rettore Pier Ugo Calzolari di illustrarci il significato e l’importanza di mettere questa firma. "Con la partecipazione a questa iniziativa – ci spiega – il sistema universitario italiano dà la possibilità ai cittadini di contribuire direttamente al rilancio competitivo del paese. Il 5 per mille rientra infatti nel quadro di avvicinamento della scienza alla società e della ricerca ai cittadini. Un obiettivo da raggiungere investendo in modo particolare sui giovani.

Un grande atto di responsabilità perché le università svolgono un ruolo sempre più strategico nel nostro paese e lo fanno con fondi sempre più inadeguati".


Ma qual è l’importanza di questa iniziativa per l’Università di Bologna? "Apporre questa firma per l’Alma Mater - risponde il Rettore - è un modo per venire incontro anche ad altre necessità, come quella di aumentare i servizi agli studenti, reperire fondi aggiuntivi per la didattica, per l’edilizia, per i progetti di internazionalizzazione, e certamente per migliorare le condizioni di lavoro del personale, che è il motore fondamentale di questo circolo virtuoso ". 

E il pensiero del Rettore si sofferma in particolar modo sulla ricerca. "Tutto nell’università - prosegue - trae origine dalla ricerca. La ricerca è il DNA di questa nostra singolare istituzione. L’università è il luogo dove la ricerca si fa comunicazione, verso i giovani e allora è formazione e verso la società e allora è trasferimento di conoscenze". Vale la pena di ricordare che il numero dei ricercatori nel mondo del lavoro nel nostro paese (secondo dati ADI) è del 2,82 per mille, circa la metà rispetto alla media europea. Manca poi quasi del tutto nei cittadini la percezione della ricerca, sentita come qualcosa di astratto se non addirittura di estraneo. "Eppure- ricorda Calzolari- dalla salute dei nostri cibi alla solidità delle nostre abitazioni, dai radar che regolano il traffico dei nostri aerei ai vaccini che ci proteggono la ricerca è chiamata a rispondere agli interrogativi della nostra società. A farci vivere meglio curandosi di salute, ambiente, energia. E all’università è affidata la ricerca di base, l’anima della ricerca". Le università sono dunque chiamate ad essere anello di congiunzione tra la produzione del sapere e la società.

A sostegno della campagna anche un evento: Università Aperta. Per una sera (il 27 aprile, dalle 21 alle 24) la sede centrale dell'Università, Palazzo Poggi, sarà aperta ai cittadini e ospiterà lezioni, musica e visite guidate.