"La mia vita è cambiata del tutto già il giorno dopo la caduta del muro di Berlino". E se a dirlo è Mstslav Rostropovic, colui che improvvisò un concerto con il suo violoncello proprio sotto il più famoso simbolo del regime sovietico nel giorno del suo abbattimento, allora forse non sono solo frasi di circostanza.
Rostropovic è il maggiore violoncellista del '900 e uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi. Ma è anche un "grande filantropo", tanto da meritarsi una laurea ad honorem da parte dell'Università di Bologna in Scienze politiche, per il suo "impegno a favore dei diritti umani". Non solo è da tre anni testimonial dell'Associazione italiana contro la sclerosi multipla (Aism) di Bologna, ma è anche creatore di numerose fondazioni in favore di bambini e ragazzi della sua Russia. Di recente, a 79 anni, ha dato vita a due nuove fondazioni, una a Mosca, "in aiuto dei giovani musicisti", e una Vilnius, capitale della Lituania, dove ha radunato "100 bambini di grande talento" nel campo della musica, della scienza e dello sport. Senza contare la costante attività di Rostropovic a sostegno della prevenzione sanitaria per i bambini dell'ex Urss, attraverso la vaccinazione di massa di oltre due milioni e mezzo di giovani e giovanissimi.
Ma, oltre alla musica, Rostropovic è famoso nel mondo per quei giorni di novembre del 1989, a Berlino. "Il muro ha diviso la mia vita in due e ha lacerato il mio cuore - afferma- io ho sempre suonato nella parte orientale di Berlino, quella sovietica. Ma nel 1974 sono stato cacciato dalla mia patria (per aver difeso alcuni oppositori del regime, ndr), e da allora ho potuto suonare solo nella parte ovest, senza più poter tornare di là".
Al crollo del muro, però, "la mia vita si è riunita". Rostropovic, in quelle ore, si trovava a Parigi, e vide per la prima volta dalla televisione la gente che ballava sopra il muro. Con l'aiuto di un amico, che aveva un aereo privato, la mattina dopo andò a Berlino e si mise a camminare lungo il muro per cercare un "buon posto" dove suonare. "Non volevo suonare per la gente - racconta - ma per ringraziare Dio di quanto era successo". E suonò alcune suite di Johann Sebastian Bach, tutte "in tonalità maggiore, perché ero felice". Mentre però dava voce al proprio violoncello, si ricordò di quanti, nel tentativo di passare da una parte all'altra del muro, avevano perso la vita. Suonò allora anche alcune musiche "in tonalità minore, in memoria di quanti erano stati ammazzati". E, una volta concluso il concerto improvvisato, "chiusi gli occhi e piansi".