Logo d'ateneo Unibo Magazine
Home Archivio Univer-city: un simposio europeo sulla relazione tra università e ambiente urbano 

Univer-city: un simposio europeo sulla relazione tra università e ambiente urbano 

Venticinque città e università europee sono state invitate a Lund, in Svezia, per discutere delle problematiche che coinvolgono le città storiche con forti presenze universitarie. Per Bologna sono intervenuti il pro Rettore Roberto Grandi e l'Assessore all'Urbanistica Virginio Merola.
Merola e Grandi

Per ogni città un rappresentante dell’amministrazione cittadina e uno dell’università, questa la novità del simposio rispetto ad altre iniziative che coinvolgono soltanto una delle due componenti.

Un primo dato che - a parere del Pro Rettore alle Relazioni Internazionali Roberto Grandi, presente a Lund con l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Bologna, Virginio Merola – "indebolisce la tesi di chi vede nella ‘alta’ percentuale di studenti universitari presenti a Bologna (circa il 23% della popolazione)  una assoluta eccezione che crea, in quanto tale, inevitabili situazioni di disagio" è fornito dai dati delle varie città. Il Pro Rettore Grandi ricorda, infatti, che "nelle città con meno di 100.00 mila abitanti la proporzione di studenti è molto elevata: dal 40% della cittadina scozzese di St. Andrews e della britannica Durham, al 33% della belga fiamminga Leuven fino al 30% della francese Poitiers. Quando si superano i 100.000 abitanti la proporzione di Bologna è la norma. Da Salamanca a Cambridge, da Pecs a Cracovia (750.000 abitanti, 170.000 studenti universitari), da Uppsala a Groningen fino a Lublino la proporzione degli studenti universitari si aggira tra il 21 e il 25% dei residenti".

Eliminata la supposta eccezione di Bologna, quali sono stati i temi maggiormente condivisi dagli amministratori locali e dai responsabili universitari?

In primo luogo la necessità non solo di mantenere le università nel centro storico, ma di ristrutturare e riadattare i vecchi edifici per utilizzi universitari come sola possibilità di "mantenere la città viva". Là dove gli universitari non popolano il centro storico le città muoiono: questo il motivo ripreso in tutti gli interventi.

Il secondo tema, più controverso nelle soluzioni, riguarda la scelta, che accomuna la maggioranza di città tra cui Bologna, di individuare spazi di sviluppo universitari anche fuori dal centro storico. La presenza di infrastrutture di trasporto in grado di collegare con efficienza, rapidità e attraverso mezzi pubblici questi spazi con il centro storico è considerata la pre-condizione per il loro sviluppo. "Su come realizzare questi spazi vi sono stati – come ha sostenuto l’Assessore Merola - pareri diversi. Da un lato, la maggioranza che opta per un insediamento concentrato unicamente sulle strutture universitarie, sostanzialmente autosufficiente. Dall’altro lato il Comune di Bologna e l’Alma Mater che, con altre città, preferisce progettare e realizzare insediamenti polifunzionali, in quanto lo sviluppo della università fuori dal Centro Storico deve integrarsi con uno sviluppo di parti di città che si costituiscono come vere e proprie nuove centralità".

Da un lato, dunque, città arroccate attorno al proprio centro storico universitario, dall’altro, città che riequilibrano la presenza universitaria nel centro storico con altre centralità in cui l’università continua a mantenere il ruolo dominante.

La relazione del Pro Rettore Grandi e dell’Assessore Merola, che ha suscitato grande interesse fra gli intervenuti, ha illustrato le diverse modalità con le quali l’università si è rapportata alla città di Bologna negli ultimi novecento anni, concludendo con le esemplificazioni più recenti: la Manifattura delle Arti, il complesso Bertalia-Lazzaretto, gli insediamenti del Navile inseriti in una prospettiva di grande integrazione con il tessuto della città e con le infrastrutture di trasporto che si stanno realizzando.

"Troppo spesso in questa città, e anche all’interno del mondo accademico, l’attenzione si concentra su dettagli insignificanti e si dimentica di confrontarsi con le grandi scelte di sviluppo che – a parere del Pro Rettore Grandi – non possono che vedere come interpreti principali l’amministrazione cittadina e l’università. Questa constatazione, che è condivisa da tutte le città-universitarie d’Europa, fatica ancora a diventare patrimonio comune del dibattito cittadino".