Ogni anno 1,5 tonnellate di prodotti alimentari assolutamente commestibili, pari ad un valore di mercato di 4 miliardi di euro, vengono gettati: ammassati in una discarica o bruciati in un inceneritore. L'equivalente di 150000 tir carichi di cibo viene, in un'unica parola, sprecato.
Come sfruttare questa enorme quantità di prodotti al fine di destinarli ad un utilizzo positivo? Partendo da questa domanda, la Facoltà di Agraria ha avviato già sul finire del 1998 uno studio, condotto dal prof. Andrea Segrè, attuale Preside della Facoltà, e dal suo gruppo di ricerca. Proprio da questo studio universitario è nato il progetto Last Minute Market che, facendo dialogare le attività commerciali, alimentari ma non solo, con le associazioni no profit, permette ai prodotti scartati di deviare il loro percorso verso le discariche e raggiungere invece le mense e gli alloggi dei più bisognosi.
Dopo un periodo di assenza, dedicato alla risoluzione di questioni fiscali ed igenico-sanitarie, grazie anche al contributo della Regione Emilia-Romagna, Last Minute Market è dallo scorso 16 novembre nuovamente attivo nella città di Bologna. I prodotti non vendibili sono recuperati all'interno dell'ipermercato Conad di via Larga, struttura che già dal 2001, quando ancora si chiamava Pianeta, ha intrapreso una collaborazione con il team del prof. Segrè.
"Gran parte dei prodotti tolti dal commercio - spiega Luca Falasconi, presidente di Last MInute Market - sono scartati per motivi di tipo unicamente estetico. Lo spreco, del resto, avviene lungo tutta la filiera agro-alimentare" A questi prodotti, banalmente "ammaccati", si aggiungono poi quelli con una data di scadenza ravvicinata. Sfruttare il più possibile il tempo e lo spazio diventa allora la chiave del sistema: nel giro di pochissime ore i prodotti vengono ritirati dallo scaffale e portati in magazzino, dove i volontari sono incaricato di ritirarli e trasportarli alle associazioni cui fanno riferimento.
"Io - racconta Don Giovanni Nicolini - sono un lavoratore volontario: faccio il camionista quando vado a ritirare le merci e più tardi mi trasformo in cuoco, quando devo cucinarle per la mensa. E poi mi siedo anche a tavola, quindi finisco anche per essere utente del servizio". Proprio per massimizare tempo e spazio, le associazioni a cui destinare i prodotti recuperati sono scelte in base ad un criterio di prossimità con il fornitore. Anche la storica mensa dell'Antoniano è tra le beneficiarie del progetto.
Ma i privati cosa ci guadagnano? Sicuramente un ritorno d'immagine in termini di "vantaggio etico". Ma il vantaggio è anche economico, si riducono infatti i costi di smaltimento delle merci scartate, e fiscale, grazie alla possibilità di recuperare l'IVA (circa il 4%) sui prodotti alimentari donati. Quest'ultimo vantaggio manca, però, per quel che riguarda i beni non alimentari, per i quali l'IVA ammonta al 20% e, paradossalmente, può essere scaricata quando il prodotto viene smaltito, ma non se viene donato. "A questo proposito, - spiega ancora Falasconi - è stato proposto un disegno di legge bipartisan che estende il recupero dell'IVA anche per i prodotti non alimentari che vengono donati. Il progetto è purtroppo fermo alla Camera da qualche mese, ma speriamo possa diventare legge al più presto".
Pur partendo dagli sprechi di prodotti alimentari, Last Minute Market si è espanso anche in altre direzioni, promuovendo ed attuando efficacemente il recupero di farmaci, che vengono comunemente tolti dagli scaffali sei mesi prima della data di scadenza, di libri, inviati in Argentina, in Cile, in Brasile, a Cuba, ed anche di sementi, destinate principalmente all'Africa. "Il nostro scopo - conclude Falasconi - è quello di continuare a cooperare con le aziende e con le associazioni per allargare sempre di più la nostra rete di lavoro e fare in modo che i nostri obiettivi diventino sempre più ambiziosi".