Ha preso il via quest’anno un accordo quinquennale italo-iraniano siglato da Università di Bologna, Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, Centro Iraniano di Ricerca Archeologica e Fondazione di Ricerca Parsa-Pasargade. Circa un mese fa, proprio a Persepoli, si è conclusa la prima campagna di scavi. Ne parliamo con il responsabile della squadra italiana prof. Pierfrancesco Callieri, della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali.
Professor Callieri, qual è stato il punto di partenza per questa prima campagna di scavi nella Persepoli di tutti i giorni?
Non siamo i primi a occuparci dell’individuazione di questa città. Altre squadre prima di noi hanno indagato la zona adiacente alla terrazza dei palazzi e degli edifici amministrativi e hanno realizzato alcune prospezioni geomagnetiche. E’ proprio a partire da queste prospezioni che abbiamo individuato le zone in cui effettuare i primi saggi di scavo. Ci siamo potuti muovere in un’area piuttosto ampia e abbiamo scelto quindi di aprire trincee in due punti a circa mezzo chilometro di distanza dalla terrazza imperiale, distanti circa mezzo chilometro tra loro.
Che cosa è emerso nelle due zone di scavo?
Nelle due aree sono emerse due situazioni differenti. Nell’area più vicina alla terrazza di Persepoli abbiamo trovato una grossa struttura muraria, con fondazione in pietra, larga 1,8 metri e riconoscibile nella prospezione geomagnetica per un tratto di oltre 50 metri. Il muro risale probabilmente alla fine dell’epoca achemenide (IV secolo a.C.) ed è stato costruito sopra un precedente muro di mattoni crudi, sicuramente achemenide. Nella seconda zona di scavo è emersa invece la struttura di una fornace, probabilmente utilizzata per la cottura della ceramica. In parte scavata e in parte costruita in terra e pietra, la fornace era composta da tre camere e da una copertura. Una decina di metri più avanti, abbiamo poi trovato una zona di scarico di materiale vario, che occupava un avvallamento del terreno. Questa parte dell’abitato doveva essere insomma l’area artigianale.
Che tipo di oggetti avete rinvenuto?
Innanzitutto una grande quantità di frammenti di ceramica. Da alcuni anni stiamo lavorando alla realizzazione di una sequenza ceramica basata sulle sequenze stratigrafiche, che ci permetterà di capire l’evoluzione del materiale e di individuare le forme e le classi più tipiche nelle diverse fasi storiche. In questo modo, una volta stabilite le datazioni assolute delle sequenze stratigrafiche, anche grazie a una cospicua serie di datazioni al C14, saremo in grado di formulare una prima cronologia della ceramica.
Abbiamo anche trovato molte ossa animali. Sono materiali che andranno studiati con l’aiuto di alcuni esperti, e che credo potranno fornirci informazioni utilissime per ricostruire la vita e le abitudini della popolazione.
Sono stati trovati anche oggetti di valore particolare?
Abbiamo trovato un frammento di decorazione che porta il delicato piumaggio di un’ala, che apparteneva probabilmente a una raffigurazione simbolica. E’ un oggetto realizzato con un materiale sintetico già conosciuto a Persepoli e chiamato Egyptian Blue. Si tratta di un materiale di gran lusso, ottenuto con una procedura molto complessa. L’oggetto era stato evidentemente portato via dalla terrazza di Persepoli, la zona dei palazzi imperiali. Il materiale può essere arrivato dall’Egitto o da Babilonia, ma può essere anche stato prodotto sul posto, nella corte dei re achemenidi. E’ comunque il primo esempio rinvenuto di Egyptian Blue che riporta questo tipo di iconografia.
Altri oggetti particolari?
Alcuni esempi di "eye stones", gemme in pietre dure bicolori levigate che ricordano la forma di un occhio. Ancora non è chiaro quale fosse la loro funzione: potevano essere occhi da fissare nelle statue, ma non è da scartare il ruolo amuletico che gemme di questo tipo potevano ricoprire. Abbiamo ritrovato anche un frammento di ceramica a vernice nera greca, ancora non sappiamo se risalente all’epoca di Alessandro o all’epoca Classica. Un altro oggetto interessante rinvenuto durante gli scavi è poi una moneta d’argento di epoca arsacide, tagliata a metà. Il mondo iranico per gli scambi non utilizza molto la moneta, preferendo invece il baratto o lo scambio d’argento. Il fatto che la moneta sia tagliata indica appunto che era usata non per il suo valore simbolico monetario, ma per il valore del metallo con cui era stata coniata.
Da questi primi scavi che immagine emerge della Persepoli di tutti i giorni?
C’è ancora molto lavoro da fare, ma l’avvio è senza dubbio promettente. Riusciremo a capire meglio, ad esempio, che tipo di legame ci fosse tra questo abitato e la zona imperiale: se l’abitato fosse una parte di Persepoli o se fosse invece una città autonoma che alcune fonti indicano come Mattezish. I testi ci dicono che tra la zona della terrazza e la città di tutti i giorni c’era un legame intenso, è uno dei motivi che ci hanno spinto ad avviare questo progetto. Ci aspettiamo quindi di capire meglio molte cose con il proseguimento dei lavori.
Quali sono allora i progetti per il 2009?
Arricchiremo la parte del progetto legata alla conservazione dei materiali, molto a cuore agli Iraniani. In primavera partirà una campagna guidata da un architetto esperto in conservazione di monumenti, che lavorerà in particolare su una delle porte della Sala delle Cento Colonne della terrazza. In autunno, poi, ci sarà la seconda campagna di scavi: cercheremo di capire meglio il ruolo del muro che abbiamo individuato quest’anno e avvieremo certamente altri saggi di scavo in alcune zone individuate attraverso le prospezioni.