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Lettera aperta agli occupanti della "Palazzina delle Lavandaie", in via Capo di Lucca

Il prorettore agli studenti Paola Monari invia una lettera aperta al gruppo Bartleby
Il prorettore agli studenti Paola Monari

È passato ormai più di un mese dall’occupazione della Palazzina di via Capo di Lucca da parte del gruppo Bartleby. E si tratta della seconda occupazione messa in atto dallo stesso gruppo dopo pochi giorni dal dissequestro dell’immobile disposto dalla Procura della Repubblica per consentire di dar corso ai lavori sulla rete di telecomunicazione della Regione.

Malgrado la tempestiva denuncia alla Procura della Repubblica e gli interventi rivolti direttamente ai giovani occupanti, sia per dissuaderli dal portare avanti un’occupazione che genera solo gravi problemi di gestione delle infrastrutture pubbliche, sia per rappresentare soluzioni alternative di libera realizzazione dei loro progetti culturali in un contesto di legalità, l’Ateneo non ha ancora potuto rientrare nella piena disponibilità dell’immobile.

La Palazzina ospita un Point of Presence (POP) della rete di telecomunicazioni che collega tutte le Pubbliche amministrazioni della Regione Emilia Romagna, Comuni, Provincie, Comunità montane, Università, Aziende Sanitarie e Ospedaliere. E’ un sito strategico che garantisce l’interconnessione delle diverse dorsali in fibra ottica posate sul territorio e quindi l’intercomunicabilità tra le diverse sedi.

Per il Direttore Generale di Lepida, la Società che gestisce l’intero progetto, questi locali messi a disposizione dall’Università di Bologna, costituiscono i nodi primari della rete e devono essere adeguatamente protetti in termini di sicurezza degli accessi e di protezione delle postazioni tecnologiche ivi allestite.

La mancata disponibilità di questi locali ha già provocato un importante rallentamento dei lavori, solo parzialmente avviati all’esterno, con gravi ritardi sull’attivazione dei collegamenti tra le sedi di tutti gli Enti coinvolti, e che quindi stanno provocando danni sensibili a tutte le Pubbliche Amministrazioni.

E non sono solo danni di tipo economico, in quanto i Soggetti coinvolti devono forzatamente prorogare l’affidamento dei collegamenti a fornitori esterni, ma anche di immagine verso il pubblico a causa dei disservizi che si possono generare.

Per dare un solo elemento di valutazione dell’impatto economico di questo ritardo, qualora non si possano iniziare i lavori in tempi strettissimi, il danno di un trimestre si aggira attorno a 230.000 euro per la sola Università di Bologna.

Stupisce che giovani sicuramente preparati a comprendere le esigenze di provvedimenti che vanno a favore di tutta la popolazione della Città e della Regione non siano disposti a confrontarsi con le alternative che l’Università ha  proposto fin dalla precedente occupazione. Tali alternative sono sempre state accolte con piena soddisfazione dalle tante associazioni studentesche che animano la vita universitaria cittadina e che, nel pieno rispetto delle regole, hanno potuto disporre di spazi dove esprimersi attraverso le più libere e svariate attività culturali. Le vie sono aperte anche per il gruppo Bartleby, solo che lo voglia.

È evidente che l’Università non potrà farsi carico di questa gravissima situazione e che quindi porterà avanti tutti i provvedimenti a tutela del bene pubblico.