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A Pianoro per scoprire i biomarcatori dell'invecchiamento

Ci saranno anche 400 pianoresi tra 3800 cittadini europei di età compresa tra i 35 e i 74 anni che parteciperanno al progetto Mark-Age. Al lavoro un gruppo di ricerca del Dipartimento di Patologia sperimentale e il Centro interdipartimentale "Galvani". L'obiettivo è indentificare e studiare le molocole che segnalano l'avanzare dell'invecchiamento
A Pianoro per scoprire i biomarcatori dell'invecchiamento umano

Siamo destinati ad invecchiare in salute? La risposta a questa domanda è fra gli obiettivi principali del progetto scientifico Mark-Age che punta a stabilire i "Biomarcatori dell’invecchiamento umano". Il coordinamento è dell’Università di Konstanz (Germania), ma la responsabilità dell’arruolamento dei cittadini (dai 35 ai 74 anni) è dell’Alma Mater, con Claudio Franceschi, ordinario alla Facoltà di Medicina e Chirurgia.

Il gruppo di ricerca che il professore dirige al Dipartimento di Patologia sperimentale e al Centro interdipartimentale "Galvani", è al lavoro perché l’arruolamento dei 3800 individui coinvolti, provenienti da Finlandia, Belgio, Olanda, Germania, Austria, Polonia, Grecia e Italia, sia eseguito nel completo rispetto delle leggi sulla privacy, con l’approvazione sia del Comitato etico del Policlinico S.Orsola - Malpighi che dell’Ausl.

Il luogo di riferimento dello studio è Pianoro, dove le persone coinvolte saranno 400, di età compresa tra i 35 e 74 anni. Sabato 3 ottobre alle 10,30, nella Sala Arcipelago (via della Resistenza, 201 - Pianoro BO), si racconterà perché la ricerca scientifica va a Pianoro per studiare l’invecchiamento umano e cosa ci si attende di scoprire su questi colli emiliani, insieme ai 26 gruppi europei che fanno parte del progetto.

Gli obiettivi sono molto elevati. Si vuole dare certezza scientifica ad un invecchiamento sempre più in salute identificando quelle molecole "segnalatrici" di ciò che nel nostro corpo non funziona più tanto bene al progredire dell’età, e ancora scoprire come queste molecole compaiono in alcuni prima che in altri individui, evidenziando così un’età biologica diversa da quella cronologica. Questi biomarcatori aiuteranno la medicina a progredire verso bersagli sempre più facili da riconoscere e da "correggere".