Dall’analisi dei resti mummificati del Venerabile Giacomo Torno, chierico regolare teatino che visse a Napoli tra la metà del XVI e gli inizi del XVII secolo, è emerso il più antico caso documentabile al mondo di ulcera terminale di Kennedy (KTU), una tipologia di lesione da pressione che può emergere nel periodo immediatamente precedente al decesso.
L’indagine, pubblicata su Dermatology Reports, è stata realizzata da un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna su iniziativa di Padre Aleksander Sebastian Iwaszczonek C.R. e degli attuali Padri Teatini della Basilica di San Paolo Maggiore di Napoli, nell’ambito del più ampio processo di beatificazione di Giacomo Torno che ha preso vigore in questi ultimi anni.
“Avendo avuto la fortuna di avere a disposizione le fonti del ‘700, che sono state integrate al dato autoptico, possiamo certamente affermare di aver individuato il caso documentabile più antico al mondo di ulcera terminale di Kennedy”, dice Gianandrea Pasquinelli, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna, che ha coordinato lo studio. “Questi risultati mostrano come affrontare casi di questo tipo in sinergia con altre specialità sia una scelta vincente”.
Nato a Napoli tra il 1539 e il 1541, Giacomo Torno si è unito ai chierici regolari teatini, ospitati nella Basilica di San Paolo Maggiore, il 30 ottobre 1558. Da quel momento si è distinto per la sua grande umiltà, mansuetudine e pazienza. È stato uno dei confessori di Sant’Andrea Avellino e lo ha assistito fino alla morte.
Le cronache riportano che il 4 dicembre 1608, Torno è stato colpito da una malattia improvvisa che lo ha lasciato sofferente e infermo. Poche settimane più tardi, il 18 gennaio 1609 è deceduto.
Marco Longoni, Direttore della UO Neurologia e Stroke Unit di Cesena-Forlì e professore dell’Alma Mater, tra gli autori dello studio, ha riconosciuto nel racconto delle fonti l’espressione di una patologia neurologica di natura ischemica che colpì il Venerabile Torno quarantacinque giorni prima del suo decesso. L’infarto è nato probabilmente da una lesione cerebrale di origine vascolare nell’emisfero destro: un evento ischemico improvviso e acuto che potrebbe aver provocato una caduta violenta e la conseguente rottura del coccige.
Una volta ripreso coscienza, Giacomo Torno aveva perso in parte la funzionalità degli arti superiori e, con ogni probabilità, la capacità di camminare. Le cronache parlano di movimenti degli arti superiori “provocati dal Diavolo”, che possono essere interpretati come attacchi epilettici derivati da complicazioni dell’infarto. È certo però che dopo l’evento ischemico Torno fu costretto a letto per lungo tempo, riportando forti dolori agli arti colpiti. E dopo il decesso, il suo corpo fu trovato ferito “soprattutto da una grande ulcera, che aveva sotto i suoi lombi, che gli arrivò dopo la morte”.
“È proprio durante l’indagine diretta del corpo mummificato, che ci siamo accorti di questa lesione”, spiega Mirko Traversari, tecnico paleopatologo dell’Università di Bologna e primo autore dello studio. “Anche se non particolarmente frequente, non è insolito trovare questo tipo di evidenza all’altezza del sacro su corpi particolarmente ben conservati: la cosa che ci ha però incuriosito è stata la totale assenza di altre lesioni da pressione sul corpo, che solitamente compaiono in concomitanza con la lesione al sacro”.
La forma dell'impronta lasciata dall'ulcera associata alle fonti storiche, le quali suggeriscono che sia comparsa in prossimità della morte, hanno permesso agli studiosi di ricostruire la presenza di un’ulcera terminale di Kennedy: una lesione associata al processo di deperimento organico che conduce al decesso del paziente.
“Forma e posizione della lesione ci hanno indirizzato, ma è stata l’attenta analisi delle fonti storiche coeve che ci ha dato le conferme che cercavamo”, dice in conclusione Davide Melandri, professore dell’Università di Bologna e direttore dell’U.O. Centro Grandi Ustionati Romagna, che ha partecipato allo studio. “In questo modo abbiamo potuto ricostruire con precisione la sequenza temporale degli eventi che hanno preceduto la morte del Venerabile Torno e abbiamo potuto riconoscere come ulcera terminale di Kennedy la lesione individuata dall’analisi del corpo mummificato”.
Lo studio è stato pubblicato su Dermatology Reports con il titolo “A case of Kennedy terminal ulcer in a 17th-century Italian mummy”. Per l’Università di Bologna hanno partecipato Mirko Traversari, Elisabetta Cilli, Gianandrea Pasquinelli, Davide Melandri e Marco Longoni. L’indagine è nata grazie a una proficua collaborazione con il Gruppo Italiano di Paleopatologia, coordinato dall’anatomopatologo aquilano Luca Ventura, e con l’equipe dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, diretta da Claudio Bellevicine, professore di Anatomia Patologica.