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La Crui fa un punto sulla ricerca e il trasferimento tecnologico

I delegati rettorali per la ricerca e il trasferimento tecnologico delle università italiane si sono riuniti ieri a Roma. All'incontro ha partecipato il Prorettore dell'Alma Mater Dario Braga.
Braga "Sono stato contento di sentire dalle parole dei dirigenti ministeriali - ha detto di ritorno da Roma il Prorettore alla Ricerca Dario Braga - da un lato 'incoraggiamenti' su temi quali l'internazionalizzazione della ricerca, la mobilità, la partecipazione a finanziamenti europei, la spinta alla brevettazione, la formazione nei settori connessi alla proprietà intellettuale, l'incentivazione ai migliori e dall'altro 'richieste' come quella di individuare delle aree di eccellenza, di internazionalizzare i dottorati, di trovare iniziative a sostegno delle ricerche di frontiera. Tutti temi che ben rientrano nella strategia ormai consolidata dell’Ateneo di Bologna. E i Ministeri si sono anche impegnati alla massima diffusione dei risultati della ricerca e al coinvolgimento delle imprese per superare un paradosso tutto italiano quello per cui i nostri ricercatori hanno molto successo all’estero e poco in Italia".

Al centro del dibattito di ieri alla Crui le iniziative in corso e quelle future per il rilancio delle attività di ricerca e trasferimento tecnologico sull’intero territorio nazionale.

Nonostante l’Italia risulti essere uno dei paesi che spende meno su ricerca e innovazione, il valore scientifico dei nostri studiosi è indubbiamente di primo piano. Le Università vedono diminuire costantemente le risorse trasferite direttamente dallo Stato dedicate alla ricerca. Allo stesso tempo, però, il bilancio fra contribuzione ai fondi europei per la ricerca e utilizzo degli stessi, per quanto riguarda il nostro Paese, è sempre in passivo. Ogni anno circa 5 miliardi di euro vengono persi in questa operazione.

Per quanto riguarda il tema della valorizzazione della ricerca, si è sottolineato come l’esperienza italiana sia relativamente giovane in questo settore. E ciò nonostante gli atenei hanno raggiunto un buon livello di sviluppo delle strutture e delle procedure di trasferimento tecnologico. Anche se ciò avviene a "macchia di leopardo" e spesso in maniera discontinua a causa della scarsezza di fondi e di formazione professionale.

In quest’ottica sarà indispensabile intervenire su due fronti principali. Da una parte la formazione di veri e propri "trasferitori di tecnologia" all’interno delle università, contemporaneamente all’approfondimento di quella cultura del dialogo con le realtà produttive del territorio necessaria a costruire il ponte università-imprese. Dall’altra sul censimento e la selezione delle eccellenze, una sorta di prontuario della ricerca di qualità che possa poi essere a disposizione delle iniziative di valorizzazione, su base nazionale ma soprattutto internazionale.

I sistemi economico-formativi di molti paesi emergenti chiedono sempre più al sistema Italia di assumere il ruolo di protagonista nel campo tanto della formazione delle elite scientifiche, quanto del trasferimento di tecnologie per lo sviluppo e la crescita. Da più parti è stata sollevata l’esigenza che la sinergia fra i Ministeri, la Fondazione CRUI e il sistema universitario venga orientata all’individuazione di nuove strategie generali e di azioni particolari che rimettano l’internazionalizzazione della ricerca e la valorizzazione dei suoi risultati al centro del dibattito.