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Andare su Marte, o quasi

Un equipaggio di sei membri chiuso per 105 giorni in un simulatore di navicella spaziale per viaggi interplanetari di lunga durata. E’ il programma internazionale Mars500, i cui primi risultati sono stati presentati in un workshop organizzato dal prof. Aldo Roda all’Accademia delle Scienze
Marte

Il programma internazionale Mars500, che si svolge a Mosca, organizzato dal prestigioso Institute for Biomedical Problems (Ibmp), in collaborazione con l'Agenzia Russa per l'aviazione e lo spazio (Rka), l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e numerose agenzie spaziali nazionali, sta lavorando a pieno ritmo alla preparazione della prossima missione umana di esplorazione del Pianeta Rosso.

I risultati preliminari del progetto sono stati presentati lo scorso 10 dicembre all’Accademia delle Scienze nel corso del workshop "Nutrition and health status monitoring in human space missions". L’evento, organizzato da Aldo Roda, docente al Dipartimento di Scienze Farmaceutiche e al Laboratorio di Chimica Analitica e Bioanalitica, è stato patrocinato dall’Alma Mater e dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).

La prima fase di Mars500 si è conclusa lo scorso 15 luglio: sei membri dell’equipaggio, selezionati con gli stessi criteri usati per scegliere gli astronauti, sono stati chiusi per 105 giorni in un simulatore della navicella spaziale per viaggi interplanetari di lunga durata (Nek), realizzato a Mosca presso l’Ibmp. L’obiettivo è monitorare la salute sia fisica che psicologica dei membri dell’equipaggio sottoposti ad un lungo periodo di confinamento in un ambiente estremo, caratterizzato da spazi abitabili ristretti, promiscuità relazionale dei membri di equipaggio, alterazione dei bioritmi, difficoltà di comunicazione con la stazione di controllo (con un ritardo di risposta fino a 40 minuti) e intenso carico di lavoro. Lo stress potrebbe rappresentare il fattore cruciale responsabile della riduzione dell’efficienza fisica e mentale dei membri dell’equipaggio e quindi di possibili errori nella conduzione della futura missione.

Durante i primi 105 giorni dell’esperimento, i sei membri dell’equipaggio (quattro russi, un francese e un tedesco) sono stati sottoposti a numerosi test, messi a punto da diversi gruppi di ricerca a livello internazionale. A questa fase del programma sono stati ammessi a partecipare, dopo attenta selezione, più di settanta progetti internazionali, due dei quali italiani e finanziati dall’Asi: quello coordinato da Aldo Roda (Università di Bologna) e un secondo guidato invece da Remo Bedini (Centro Extreme, Pisa).

Al workshop è intervento Cyrille Fournier, pilota francese di aerei di linea e uno dei membri dell’equipaggio che ha compiuto la simulazione. Fournier ha raccontato la sua esperienza a bordo del simulatore: la fatica dell’intenso lavoro quotidiano e il training impegnativo al quale sono stati sottoposti in preparazione della missione, focalizzato soprattutto sulla creazione di un team affiatato, in grado di collaborare in maniera costruttiva, anche nelle situazioni di difficoltà o emergenza. Durante la simulazione i membri dell’equipaggio hanno vissuto situazioni che ricreavano quelle di una vera missione di esplorazione del Pianeta Rosso, includendo il lancio, il viaggio di andata, il trasferimento verso e dalla superficie di Marte e il rientro sulla Terra. I loro compiti sono stati simili a quelli che avrebbero avuto durante una vera missione spaziale: hanno dovuto affrontare emergenze simulate e fare fronte a un ritardo nelle comunicazioni con la base esterna fino a 40 minuti.

Questo esperimento iniziale di 105 giorni è la premessa a una simulazione completa di una effettiva missione di esplorazione di Marte. Ci sarà una seconda fase, quindi, con un altro equipaggio di sei membri chiuso nel simulatore Nek, ma questa volta per ben 520 giorni. Tanti ne sono previsti per arrivare su Marte (250), esplorare il pianeta (30) e fare rientro sulla Terra (240).

Il progetto di ricerca portato avanti da Aldo Roda proseguirà anche in questa seconda fase, che vedrà peraltro coinvolte diverse aziende italiane (Colussi, Coswell, Granarolo e altre) per fornire alimenti sani e cibi funzionali ai membri dell’equipaggio. Offrire ai membri dell’equipaggio un’alimentazione soddisfacente è una sfida: gli alimenti attualmente proposti hanno subito trattamenti che ne modificano la qualità ed hanno quindi sapore, odore, colore e consistenza alterati, risultando poco appetitosi ed invitanti. Per garantire la massima efficienza dell’equipaggio è poi necessario che la dieta sia equilibrata e bilanciata: cosa di meglio, allora, se non la dieta mediterranea? Tenendo conto di tutti questi aspetti, occorre studiare una gamma di menù bilanciati, scegliendo tra prodotti che, combinati tra loro, garantiscano il giusto apporto di nutrienti e micronutrienti. Mars500 è anche un’occasione per sperimentare nuove procedure di trattamento e confezionamento degli alimenti, che dovrebbero renderli in grado di mantenere le loro caratteristiche nutrizionali e di sicurezza e le loro proprietà organolettiche per tutta la durata della missione.