Apenet: il progetto che difende le api
Le api stanno scomparendo. Cause, conseguenze e rimedi sono oggetto di una ricerca a cui prendono parte gli studiosi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali Dista- Entomologia dell’Alma Mater
Si dice che se le api scomparissero all’umanità non rimarrebbero che quattro anni di vita. L’affermazione, tra l’altro attribuita al genio di Albert Einstein, "non è forse vera alla lettera, ma non è poi così lontana dalla realtà". Lo conferma il dottor Claudio Porrini, tecnico del DiSTA che si occupa, da molti anni, dell’impiego dell’ape come bioindicatore nel monitoraggio ambientale, e attualmente impegnato in prima persona nel progetto Apenet.
"Le api sono responsabili dell’impollinazione - racconta il dottor Porrini - di circa l’80% delle colture che l’uomo utilizza per il suo sostentamento e dipende dal lavoro operoso e proverbiale delle cosiddette bottinatrici". Sono loro, le famose api operaie, che negli ultimi giorni della loro vita (una decina su trenta in tutto) escono dall’alveare e vanno in cerca di polline e nettare. Queste api, cosiddette da miele, insieme alle loro "cugine" selvatiche (altri Apoidei che però non producono miele), a detta di ricercatori e apicoltori, stanno scomparendo. Non è difficile comprendere quanto il fenomeno possa destare preoccupazione.
"Ora si tratta di un fenomeno mondiale – spiega Porrini – le cui prime testimonianze risalgono alla metà dell’Ottocento". Però dagli inizi del 2000 gli apicoltori (in Italia ce ne sono circa 80 mila che gestiscono 1 milione e cento mila alveari) hanno segnalato numerosi casi di mortalità primaverili anomale (quelle che colpiscono le api bottinatrici), oltre ai casi di mortalità invernale (che invece coinvolge l’intero alveare).
Il progetto Apenet, finanziato dal Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) si propone di studiare i due fenomeni (mortalità delle api e spopolamento degli alveari), indagando da un lato le malattie dell’alveare e dall’altro l’influenza della cause ambientali come ad esempio i pesticidi.
"Altri due aspetti importanti del progetto – racconta Porrini - sono lo studio dell’interazione tra le diverse cause e la creazione di una rete nazionale di monitoraggio del fenomeno. Per studiarlo, infatti, sono stati creati dei moduli, con delle postazione fisse di alveari in ogni regione che consentono un monitoraggio continuo. Ma il Mipaaf ha anche dato vita ad un sito (SOS Api: http://www.reterurale.it/api/L/IT) che consente a tutti gli apicoltori di tenersi in contatto e di segnalare eventuali problemi. E’ anche attiva una squadra di pronto intervento, una specie di polizia a difesa delle api, che si muove in seguito a segnalazioni di gravi danni agli alveari.
Il progetto che terminerà tra un anno (marzo 2011) è coordinato dal CRA-API (ex Istituto Nazionale di Apicoltura), una struttura del CRA nazionale (Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura), che ha sede proprio a Bologna.
Esistono interazioni costanti tra il CRA-API e i docenti e ricercatori dell’Alma Mater e quindi del tutto naturale è apparso un loro coinvolgimento nella ricerca. Quello affidato al DiSTA nell’ambito di Apenet (dove insieme al dottor Porrini lavorano anche il prof. Stefano Maini e il dott. Fabio Sgolastra) è un filone di indagine dedicato espressamente agli effetti degli agrofarmaci sulle api.
Compito del gruppo bolognese è quello di studiare la vita e la morte delle api in relazione alla diffusione di pesticidi. In particolare di 4 sostanze insetticide che attraverso due sospensive dell’ex Ministro Zaia sono state messe al bando per la concia delle sementi di mais nel nostro Paese.