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Due mostre per la "Nuova creatività italiana"

Torna il progetto "Officina Italia", inaugurato nel 1997 da Renato Barilli. Due mostre, a Bologna e a Gambettola che raccologono le opere di 35 giovani artisti, alcuni già noti e avviati verso un successo crescente, altri ancora agli esordi
Nuova creatività italiana

L'inizio è stato con Officina Italia, nel 1997. Poi sono arrivati anche Officina Europa (1999), Officina America (2002) e Officina Asia (2004). Progetti dedicati a valorizzare le idee dei giovani artisti emergenti. A più di dieci anni da quella prima esperienza si riparte con Officina Italia 2 - Nuova creatività italiana. Una mostra su due sedi, a Bologna e a Gambettola (FC), realizzata con il patrocino dell'Università di Bologna e dell'Accademia di Belle Arti e promossa dall'Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, dal Quartiere Santo Stefano di Bologna e dall'associazione La Fabbrica di Gambettola.

Oggi come in passato a curare la realizzazione del progetto è Renato Barilli, storico d'arte a lungo docente all'Alma Mater, insieme a Guido Bartorelli, Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Silvia Grandi e Guido Molinari. Le due mostre inaugurano martedì 31 maggio, alle 12 a Gambettola presso la Galleria d’Arte Fabbrica (viale Carducci, 113 - Gambettola FC) e alle 18 a Bologna nella Sala Museale e nella Sala Cavazza del Baraccano (via Santo Stefano, 119). Entrambe resteranno aperte, a ingresso libero, fino al 3 luglio (da martedì a domenica dalle 15 alle 20).

Le opere esposte nascono dalle mani di 35 giovani artisti, alcuni già noti e avviati verso un successo crescente, altri ancora agli esordi. Al centro, come elemento unificatore delle diverse proposte, c'è il concetto di "plateau", ovvero un bilanciamento tra opposti. "Questi giovani - spiega Barilli - evitano gli estremismi, non sono né figurativi, né astratti, sono colorati ma rigorosi. Non guardano a una bidimensione, ma sono tridimensionali". Molte delle opere partono dalla parete e prendono slancio per andare ad occupare lo spazio attiguo. Altre affrontano lo spazio aperto creando come delle "isole consistenti" e cariche di stimoli. "Insomma - continua Barilli - tutte le dimensioni spaziali, dall'alto, dal basso, dalle pareti all'open space, sono inquietate, pungolate, con reattività pronta e incalzante, costituendo uno spettacolo sempre mobile e imprevedibile".