La città come misura di vita: lo spazio dei bisogni umani
È necessario ripartire dal piccolo per trasformare lo smarrimento in energia positiva. È quanto emerso da un incontro a Ravenna promosso dalla Fondazione Ruffilli con la Scuola Superiore di Studi sulla Città e il Territorio dell'Alma Mater
Quando i bisogni individuali sembrano soffocati dal ritmo di un'umanità globale, la "misura" diventa non tanto lo strumento quanto la virtù con cui l'uomo può e deve mettersi in rapporto con ciò che lo circonda. È quanto emerso lo scorso 5 febbraio a Ravenna durante l'incontro "La Città come misura di vita", secondo appuntamento del ciclo dedicato al "Territorio" a cura della Fondazione Roberto Ruffilli di Forlì. L'incontro, a cui ha partecipato anche la Scuola Superiore di Studi sulla Città e il Territorio dell'Alma Mater, ha offerto un'interpretazione spazio-territoriale della possibilità che ha l'uomo oggi di ricercare e soddisfare i propri bisogni.
I confini della quotidianità si sono estesi fino a corrispondere con quelli del mondo e lo smarrimento del singolo può essere paralizzante: è necessario quindi ripartire dal piccolo, dal vicino e dal conosciuto, dal territorio e dalla città appunto, nell'ottica di trasformare lo smarrimento in energia positiva e propositiva.
I lavori sono stati aperti dal saluto del vicesindaco di Ravenna Giannantonio Mingozzi e sono proseguiti sotto la direzione di Massimiliano Casavecchia, direttore della Scuola Superiore di Studi sulla Città e il Territorio dell'Università di Bologna, e di Pierangelo Schiera, presidente della Fondazione Ruffilli. Nel corso dell'incontro si sono succeduti gli interventi di Giovanni Leoni, storico dell'architettura e direttore del Dipartimento di Architettura Unibo, Sonia Paone, ricercatrice di Sociologia dell'Ambiente e del Territorio dell'Università di Pisa, e Andrea Brighenti, professore aggregato di Teoria Sociale e Spazio e Cultura del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.