Di cosa ti occupi?
In generale mi occupo di economia sperimentale. Attualmente sto studiando il fenomeno dell’opposizione delle comunità locali alla realizzazione di grandi infrastrutture, come ferrovie, inceneritori, discariche. Applicando il metodo sperimentale vorrei riuscire a stabilire quali sono le cause principali di questo fenomeno, e quali possano essere le soluzioni più efficaci.
Quando hai deciso di fare ricerca?
Già durante la laurea triennale trovavo affascinante l’idea di fare un lavoro che consentisse di occuparsi di grandi tematiche socio-economiche avendo una visione completa della materia trattata. Verso la fine della laurea specialistica, poi, ho realizzato che la ricerca era per me un forte catalizzatore di interessi. Nel mio percorso decisionale è stato cruciale la possibiltà di parlare con alcuni giovani ricercatori (ma sarebbe meglio dire... assillare!), i quali, con paziente comprensione ma anche con il loro entusiasmo, mi hanno motivato a cominciare un dottorato, orientandomi nella lettura di alcune letture propedeutiche che hanno concorso a sviluppare il mio interesse per l’economia sperimentale.
Cosa ti appassiona di quello che studi?
La cosa che mi piace di più dell’economia sperimentale è la possibilità di spaziare fra diversi ambiti dell’economia, riuscendo qualche volta a stabilire dei collegamenti non di immediata percezione fra questi.
Cosa pensi prima di andare a dormire la sera?
In modo più o meno conscio, faccio un’analisi costi–benefici della giornata: quanto mi sono impegnato e quanto ho prodotto? Cerco anche di capire se il lavoro della giornata sia stato coerente con i miei piani di medio-lungo periodo.
E quando ti svegli al mattino?
Appena sveglio lascio spazio al "pensiero automatico" che, senza un ordine preciso, talvolta mi conduce - spesso la mattina di buon’ora sotto la doccia - a trovare soluzioni a problemi da risolvere a breve e a trovare il modo di strutturare spunti per nuove idee di ricerca precedentemente immaginati.
Quale scoperta/invenzione pensi possa rivoluzionare il tuo ambito di ricerca nei prossimi cinque anni?
Gli esperimenti economici vengono programmati con l’uso di un software dedicato. Se questo software venisse migliorato e reso più user-friendly, i ricercatori - almeno quelli alle prime armi - vedrebbero un netto risparmio del loro tempo e una riduzione del rischio di fare errori di programmazione che possono invalidare l’esperimento.
Una cosa che hai imparato facendo ricerca.
Fare ricerca mi ha insegnato (e mi sta tuttora insegnando) a gestire la frustrazione che si verifica quando le cose non vanno subito per il verso giusto, ma anche a capire quando convenie lasciar perdere un’idea che non si riesce a sviluppare. Fare ricerca è anche un ottimo allenamento a cercare di cogliere l’importanza di dettagli all’apparenza insignificanti, senza tuttavia perdere di vista la visione d'insieme delle cose.
Sei un ricercatore "da adottare". Cosa vorresti dire ai tuoi sostenitori?
Ogni giorno cerco di fare del mio meglio per accrescere la mia conoscenza e la mia capacità tecnica e critica. Qui all’Università di Bologna ho la fortuna di lavorare con persone capaci e disponibili a sostenermi in questo faticoso processo di formazione, e ciò in quanto è diffusa la convinzione che anche in Italia si possa fare ricerca di alto livello. Sentire l’appoggio di coloro che, pur esterni all’Università, credono al contributo essenziale di questa bellissima attività, credo che sia un incentivo fondamentale per tutti i ricercatori a continuare a impegnarsi con responsabilità e determinazione.