Il convegno "La frattura tra Nord e Sud Italia: fondamenti comportamentali e storici" (17-18 maggio - Palazzo Davia Bargellini, Strada Maggiore 44) organizzato con il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna e il gruppo di ricerca “Strangers” guidato dai proff. Marco Casari e Diego Gambetta raccoglie la sfida di spiegare perché, a 150 anni dall’Unificazione, il divario socio-economico tra Nord e Sud Italia persiste e la condivisione della lingua, delle istituzioni statali, religiose e mediatiche, nonché la mobilità geografica tra le due parti del Paese, non han colmato il divario; così come vani son stati gli sforzi di politica economica.
“Per la prima volta, abbiamo fatto uno studio di economia sperimentale, che ci ha permesso di stabilire che, anche eliminando l’effetto dei diversi vincoli strutturali o istituzionali, gli italiani del nord e del sud si comportano in modo diverso quando si tratta di fidarsi degli altri o di rischiare del proprio per collaborare con gli altri”, dice il Marco Casari, professore di politica economica dell'Alma Mater che ha guidato la ricerca. Nel cercar di spiegare perché gli italiani del sud si rivelano meno cooperativi, il convegno fornisce risultati inattesi. “Sulla base dei nostri dati – continua Casari – non riteniamo che questa differenza sia da attribuirsi a differenze nel ‘capitale sociale’, e tantomeno al ‘familismo amorale’, ossia la tendenza a trascurare gli interessi collettivi per promuovere quelli della famiglia ristretta.”
Casari e i suoi colleghi ipotizzano che sarebbero stati il maggior numero di conflitti violenti verso nemici esterni che nell’ultimo millennio hanno attraversato la miriade di stati e di città nel Centro Nord a promuovere una maggior capacità cooperativa, “mentre il Sud”, aggiunge Diego Gambetta, professore di teoria sociale all’Istituto Universitario Europeo, che ha partecipato alla ricerca – “è stato largamente pacifico e unito per quasi un millennio, e riuscire ad andar d’accordo con gli altri è stato, paradossalmente, un bisogno meno pressante. Inoltre, la colonizzazione spagnola e i tentativi falliti di rovesciarla possono aver ulteriormente minato la fiducia al Sud”.
Non solo quella negli altri, ma anche quella in se stessi: secondo Paola Sapienza, Professore di Economia alla Northwestern University di Chicago, che presenta i risultati di una ricerca che si spinge fino alla civiltà etrusca. All’origine del divario vi potrebbe essere un circolo vizioso tra arretratezza e senso di impotenza generato dalle tante esperienze storiche negative. “La cattiva notizia”, conclude Gambetta, è che cambiar comportamenti così a lungo sedimentati non sarà certo facile, ma la buona notizia è che cambiar la ‘cultura’ non è una questione di soldi!”