Realizzare un'infrastruttura di ricerca europea unica per il restauro e la conservazione del patrimonio culturale. È l’obiettivo di Iperion Ch (Integrated Project for the European Research Infrastructure on Culture Heritage), progetto del programma di ricerca europeo Horizon 2020 al quale partecipa anche l’Università di Bologna.
L’infrastruttura, avviata nel corso dell'estate, comprende 23 strutture nazionali di eccellenza in dodici paesi europei più una negli Stati Uniti (il Getty Conservation Institute), insieme ad una vasta rete di affiliazioni e collaborazioni, e offre l’accesso ad un’ampia gamma di servizi di alto livello scientifico, metodologie, dati e strumenti per promuovere la conoscenza e l'innovazione nella conservazione dei beni culturali.
L’Università di Bologna partecipa al progetto con il Laboratorio diagnostico di microchimica e microscopia dei beni culturali (M2ADL) del Dipartimento di Chimica “G. Ciamician” e del Centro interdipartimentale di ricerca per le scienze ambientali (CIRSA), diretto da Rocco Mazzeo. Il laboratorio, direttamente coinvolto in attività di ricerca sulla caratterizzazione di materiali artistici con avanzate tecniche di analisi spettroscopica, è anche leader del Work Package Education and Training, che prevede l’organizzazione di tre Doctoral Summer School e tre Training Camps in diversi paesi europei tra i quali Spagna, Francia e Grecia.
L’obiettivo di Iperion Ch è quello di creare una rete tra i ricercatori che si occupano di scienze umane e di scienze naturali e promuovere una cooperazione trasversale e multidisciplinare tra i centri di ricerca coinvolti, portando avanti la lunga esperienza accumulata dai vari partner nel corso degli ultimi anni sui temi della scienza della conservazione dei beni culturali e della heritage science.
Iperion Ch segna in questi termini un cambio di prospettiva, con un approccio che l'Università di Bologna condivide già da tempo. In passato si è sempre parlato di scienze della conservazione, Iperion Ch si propone invece di creare un'infrastruttura di ricerca distribuita, caratterizzata da un piano di attività sostenibili che consentirà ai ricercatori europei di richiedere, per la conduzione delle proprie ricerche nel settore della heritage science, l’accesso a strumentazioni scientifiche e metodologie e a dati di alto livello non altrimenti accessibili.
Sarà così possibile l’accesso ai dati analitici riferiti agli studi effettuati su opere d’arte conservate presso i più importanti musei europei (ARCHLAB), agli impianti di grandi dimensioni e medie imprese europee, tra cui una strumentazione di sincrotrone (FIXLAB), come anche a strumentazioni portatili che possono effettuare analisi non-invasiva di opere d’arte in situ, evitando così che l’opera sia trasportata in laboratorio per essere analizzata (MOLAB).