Tra novembre 2013 e marzo 2014 un team di studiosi del progetto congiunto della National Geographic Society, dell’Università del Witwatersrand e della National Research Foundation del Sudafrica ha rinvenuto nelle grotte denominate “Rising star”, a cinquanta chilometri da Johannesburg, le ossa di una nuova specie di ominine. Più di 1.500 reperti fossili, appartenenti ad almeno quindici tra adulti e bambini, della specie che è stata chiamata, proprio in virtù del luogo dove è stata rinvenuta, Homo naledi: “naledi” è il termine utilizzato dagli abitanti della zona per indicare le stelle.
Nell’equipe che ha condotto la ricerca anche un nome italiano, quello di Damiano Marchi, antropologo dell’Università di Pisa, che sarà ospite del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali dell’Alma Mater mercoledì 11 novembre, alle 11 nell’Aula Magna di Anatomia Comparata, per raccontare gli aspetti salienti di questa scoperta.
Un rinvenimento eccezionale per le caratteristiche miste dei reperti: alcune sono arcaiche, come la dimensione ridotta del cervello, altre sono, invece, più evolute, come la dimensione dei denti e degli arti inferiori. Inoltre, l’accumulo di reperti nella caverna potrebbe essere ricondotto a deposizioni intenzionali, indicando pratiche funerarie in un’epoca che precede di centinaia e centinaia di migliaia di anni quelle note nel Neanderthal e in Homo sapiens.