La tecnologia digitale e la stampa 3D fanno rivivere i suoni ormai perduti della musica antica. Saranno presentati all’International Congress DigitalHeritage 2015, in programma a Granada, in Spagna, dal 28 settembre al 2 ottobre, i primi risultati della ricostruzione virtuale di un aulos - antico strumento a fiato - ritrovato nell’estate del 2012 sotto il Tempio R di Selinunte. Il reperto - scoperto da Clemente Marconi, direttore della Missione Americana dell’Institute of Fine Arts della New York University - è composto da due frammenti di un aulos "early type", risalente al VI secolo a.C., simile ad altri strumenti a fiato rinvenuti in Grecia e nell’Occidente greco.
Grazie a una ricerca condotta da Angela Bellia, Marie Curie Researcher alla New York University e all’Università di Bologna, è stato possibile creare un modello in 3D dell’aulos che è stato poi trasferito in una copia artificiale tridimensionale in polimero realizzata presso l’Officina 3D Lab.
Per suonare questa tipologia di auloi, caratterizzati dall’assenza di meccanismi di azione sui fori e per la produzione sonora, il musicista usava esclusivamente le dita che coprivano, alternandosi o contemporaneamente, i fori posti nella parte superiore delle due canne e, quando presente, il foro per i pollici posto nel lato posteriore dei tubi. Le canne degli auloi “early type” erano di solito di osso e di diversa lunghezza.
Grazie alla ricostruzione virtuale dello strumento è possibile non solo analizzare nel dettaglio le sue caratteristiche acustiche e morfologiche e, se possibile, a scoprirne l’intonazione, ma anche migliorare la ricerca scientifica, superando le limitazioni causate dalla fragilità dello strumento.
Lo studio si inserisce nell’ambito di Telestes, progetto finanziato dalla Comunità Europea dal programma di ricerca di alta qualificazione Marie Curie Actions, dedicato alla cultura musicale di Selinunte, una delle più importanti polis dell’Occidente greco.