C’è anche Salvatore Lorusso, docente al Dipartimento di Beni Culturali dell’Alma Mater,tra i 55.000 nomi e biografie che compaiono nell’edizione 2016 di “Who’s Who in the World”. Giunta alla sua trentatreesima edizione, la famosa pubblicazione della collana “Marquis Who’s Who” elenca gli uomini e le donne che più si sono distinti al mondo in tutti i campi della scienza, del sapere e delle attività umane.
Salvatore Lorusso è docente di Chimica dell’ambiente e dei Beni Culturali al Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna. La sua attività didattica, scientifica e organizzativa, svolta presso le Università di Bologna, Roma - La Sapienza, Cagliari, Tuscia - Viterbo e, ancora per circa un ventennio Bologna, presso il Campus di Ravenna, nell’ambito della tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali dal punto di vista olistico, è stata mirata pioneristicamente ad una simbiosi fra scienze umane e scienze sperimentali. Ed è proprio nel Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, a Ravenna, che tale approccio integrato con docenti e collaboratori di estrazione interdisciplinare ha permesso il conseguimento, in un proficuo scambio reciproco, di importanti risultati, tra cui l'attivazione di Corsi di Master e di Alta Formazione, l’istituzione delle collane “I beni culturali e l’ambiente” e “La formazione e la ricerca nel settore dei beni culturali”, la fondazione e attivazione del “Laboratorio Diagnostico per i Beni Culturali”, la creazione del journal storico-tecnico “Conservation Science in Cultural Heritage”, l'ideazione e direzione di progetti di ricerca nazionali e internazionali.
Nel 2013 Salvatore Lorusso è stato nominato Membro Esterno dell’Accademia Russa delle Scienze Naturali e, di recente, Professore Emerito dell’Istituto di Beni Culturali dell’Università di Zhejiang in Cina e Visiting Professor presso la stessa Università, dove si sta occupando del progetto di ricerca dedicato al recupero e alla valorizzazione delle statue del tempio buddista Longxing di Qingzhou, fra le maggiori scoperte archeologiche del XX secolo. L’approccio integrato è risultato essenziale per la promozione della cultura perché essa rappresenti una frontiera della memoria.