È più difficile muoversi in sincronia con chi è disonesto: lo prova il fatto che muoversi in sincronia con una persona che ha appena ammesso di essersi comportata in modo disonesto risulta più difficile. A rivelarlo è una ricerca condotta da Marco Brambilla e Simona Sacchi del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con Michela Menegatti e Silvia Moscatelli del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Journal of Nonverbal Behavior (“Honesty and Dishonesty Don’t Move Together: Trait Content Information Influences Behavioral Synchrony”, DOI 10.1007/s10919-016-0229-9).
Gli autori hanno deciso di focalizzare la ricerca sui movimenti sincronici, che sono espressione dei comportamenti spontanei delle persone. Infatti è stato dimostrato che se stiamo parlando con una persona che muove un piede avanti e indietro o che si gratta la fronte, imitiamo questi movimenti senza rendercene conto. Non solo, ma tendiamo anche ad “andare a tempo”, ossia ad imitare i movimenti altrui in modo sincrono.
Lo studio ha coinvolto novantadue volontari, scelti tra gli studenti dell’Università di Milano-Bicocca, i quali sono stati sottoposti ad un compito comportamentale da eseguire a coppie. È stato chiesto loro di eseguire in sincronia una serie di semplici movimenti (incrociare le mani sul tavolo, mano destra su spalla sinistra, ecc.) dettati dal partner, che di volta in volta era percepito dai volontari come onesto o disonesto, socievole oppure ostile. Si è così riscontrato che il tempo di reazione con il quale gli studenti imitavano i gesti del partner “disonesto” era mediamente di 78 millisecondi, mentre si accorciava fino a soli 63 ms di fronte a un partner onesto. Il divario dei tempi di reazione era invece praticamente uguale nel caso l’interlocutore fosse più o meno socievole (molto socievole: 62 ms, ostile: 65 ms).
«La ricerca – spiegano gli autori dello studio - ha analizzato il modo in cui la moralità degli individui influenza la capacità di muoversi in sincronia e come, nelle interazioni sociali quotidiane, si tende a imitare spontaneamente i movimenti altrui. Quando infatti dobbiamo interagire con un’altra persona, vogliamo sapere prima di tutto se è onesta e sincera. E cosa succede quando una persona ammette di aver messo in atto un comportamento disonesto? Questa informazione quanto può influenzare i comportamenti automatici, non consapevoli, che mettiamo in atto in sua presenza?»
«I risultati ottenuti – concludono gli autori - mostrano che la difficoltà a coordinare i propri movimenti con quelli di persone disoneste rappresenta una strategia implicita e inconsapevole di allontanamento della minaccia sociale, per proteggere se stessi e gli altri ed evitare un “contagio morale”».
Autore: Viviana Sarti