Senza la ricerca? UniboMagazine intervista Elena Cattani
Dottore di ricerca in Architettura, si occupa di riqualificazione energetica degli edifici residenziali. In particolare, studia la strategia delle addizioni volumetriche per ridurre i costi di riqualificazione e promuovere politiche di densificazione del territorio evitando ulteriore consumo di suolo
Ciao Elena, di cosa ti occupi?
Mi occupo di riqualificazione energetica degli edifici residenziali in particolare sto studiando una strategia, la strategia delle addizioni volumetriche, che permetta di ridurre i costi di riqualificazione e al tempo stesso di promuovere politiche di densificazione del territorio a favore di ulteriore consumo di suolo. L’obbiettivo della ricerca consiste nell'individuare i benefici economici, sociali e tecnologici dati dalla possibilità di costruire nuove unità abitative o trasformare l’esistente attraverso un ampliamento delle superfici utili tale da controbilanciare i costi di riqualificazione energetica dell’edificio.
Quando hai deciso di fare ricerca?
A dire il vero non l’ho mai deciso: mi è capitato, ci ho provato e mi ha appassionato. Ho scoperto che c’era un modo di applicare la mia passione per la scrittura a tutto quello che avevo studiato per comunicarne i risultati al mondo esterno, un modo per fare dello studio stesso un lavoro. Li ho capito che mi sarebbe piaciuto fare ricerca.
Cosa ti appassiona di quello che studi?
Il pensare che un giorno quello che stiamo studiando possa realmente segnare un punto di svolta, ridurre i consumi di energia e offrire un’interpretazione nuova a ciò che significa riprogettare gli edifici esistenti. Trovo che l’obbiettivo della mia ricerca la visione più sostenibile per lo sviluppo futuro delle nostre città.
Cosa pensi prima di andare a dormire la sera?
Che dormire è bellissimo! E che nel weekend andrò a scalare!
E quando ti svegli al mattino?
Che in fondo mi lamento spesso di tante cose ma sono felice di fare quello che faccio e delle soddisfazioni che il mio lavoro inizia a darmi.
Quale scoperta/invenzione pensi possa rivoluzionare il tuo ambito di ricerca nei prossimi cinque anni?
Un cambio di tendenza a livello sociale e comunitario, la reale presa di coscienza e responsabilità da parte dei governi e delle amministrazioni dell’urgenza di misure concrete per facilitare e favorire la riqualificazione energetica e lo sviluppo sostenibile del territorio. Tanta ricerca è stata fatta e continua ad essere fatta in questo campo, servono normative e misure per permetterne e stimolarne l’applicazione.
Una cosa che hai imparato facendo ricerca.
Ad accettare la sconfitta e la possibilità dell’errore. A ricominciare dall'errore e trovare la soluzione per procedere. L’importanza dell’ordine e della precisione, per una persona caotica e istintiva come me è stato un grande insegnamento anche al di fuori della ricerca.
Come sarebbe il mondo senza ricerca?
Paralizzato, noioso, vecchio, senza stimoli. Sarebbe come guardare al futuro e vedere la fotografia di un presente uguale al passato.
Sei un ricercatore "da adottare". Cosa vorresti dire ai tuoi sostenitori?
Di informarsi riguardo a ciò che la ricerca è e ciò che viene prodotto attraverso la ricerca. Trovo che ancora oggi nel nostro paese la società sia troppo distante da quello che è il mondo accademico e dai risultati di tante ricerche condotte. Una maggiore consapevolezza riguardo a ciò che significa fare ricerca spingerebbe grandi numeri di persone che ancora sono scettici a investire e sostenere la ricerca. Perché la ricerca è fatta di idee geniali, di spunti di suggestione importanti, di significative letture del mondo in cui viviamo.