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5500 nuove piante per salvare le dune di Marina di Ravenna

Le ha piantate sulla costa romagnola il gruppo di lavoro del Laboratorio di Ecologia Vegetale Applicata dell’Alma Mater per ripopolare l’importante e fragile sistema dunoso, che altrimenti rischia di scomparire


Foglie lunghe e flessuose e radici forti e profonde per salvare le dune della riviera romagnola. Coltivate prima in vivaio, poi trasportate in spiaggia e infine piantumate tra la sabbia. Il team del Laboratorio di Ecologia Vegetale Applicata del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Alma Mater è sceso in campo nei giorni scorsi per la fase conclusiva del progetto di salvaguardia di un tratto di duna costiera, realizzato con il finanziamento di ENI.

Uno sforzo che ha portato 5500 nuove piante nel tratto di costa tra Punta Marina e Marina di Ravenna. Lì c’è un’ampia parte di spiaggia coperta di dune che arrivano fino a 6 metri d’altezza e che nel corso degli anni, per un’impropria frequentazione, avevano perso parte della loro vegetazione naturale, elemento fondamentale per salvaguardarne l’integrità.

“A partire dagli anni ’60 – spiega la docente Unibo Maria Speranza, responsabile del Laboratorio di Ecologia Vegetale Applicata – su molti litorali italiani i sistemi dunosi sono stati distrutti per fare posto ad insediamenti balneari. Più recentemente però, si è tornati ad apprezzare queste infrastrutture naturali, sia per la resilienza che conferiscono al sistema costiero, sia per il valore ambientale di cui sono portatrici”.

Diventa allora fondamentale salvaguardare questi ambienti tanto importanti e delicati. Il ripetuto calpestio di va in spiaggia, attraversando la duna, o di chi vi sosta per prendere il sole, finisce per danneggiare proprio quelle piante che, con la forza delle loro radici, tengono insieme la sabbia accumulata, impedendo alle dune di franare o di essere progressivamente erose dal vento. Per questo, già dallo scorso anno nel tratto di spiaggia tra Punta Marina e Marina di Ravenna sono state costruite, con finanziamento di ENI, alcune passerelle sopraelevate che permettono di percorrere e ammirare l’area senza comprometterne l’integrità. Il passo successivo, ora, era recuperare le zone danneggiate con la sistemazione di nuove piante.

La gramigna delle spiagge, l’ammofila e l’euforbia marittima sono le tre specie scelte per andare a ripopolare il sistema dunoso, selezionate tra quelle più importanti per il funzionamento degli ecosistemi di questi ambienti. La prima, la gramigna delle spiagge, è una delle specie che più è in grado di spingersi verso la riva: trattenendo con le sue radici i sedimenti sabbiosi, crea le basi per la nascita di una duna. L’ammofila, invece, è l’edificatrice per eccellenza: intrappola grandi quantità di sabbia tra i suoi folti cespi di lunghe foglie e consolida in maniera importante la struttura dunosa. Anche l’euforbia marittima, infine, ha un ruolo simile e la sua presenza contribuisce ad aumentare la biodiversità dell’ambiente.

“Negli interventi di restauro ambientale – continua la professoressa Speranza – è importante che il materiale vegetale sia di provenienza locale, perché costituito da genotipi già da tempo selezionati dalla selezione naturale, in grado quindi di adattarsi meglio alle condizioni pedo-climatiche del luogo, aumentando notevolmente le probabilità di successo dell’intervento”. Per preparare le nuove piante, allora, il gruppo di lavoro del Laboratorio di Ecologia Vegetale Applicata si è messo all’opera dallo scorso marzo negli spazi dell’Azienda Agraria dell’Alma Mater. “Sono stati raccolti semi e, in parte, anche piante adulte, in popolamenti selvatici del litorale romagnolo. E le giovani piante ottenute da seme o da talee, divenute poi piante adulte, sono state mantenute in coltura fino al momento dell’impianto in natura”.

Un lavoro prezioso che ha portato alle dune di Marina di Ravenna 5500 nuovi alleati. Un ambiente naturale fragile e al tempo stesso prezioso, che da oggi il pubblico può osservare e ammirare da vicino senza timore di danneggiarlo.