È stata presentata ufficialmente lunedì scorso, 21 novembre, a Bruxelles, la Guild of European Research Intensive Universities. Composta da 18 tra le più prestigiose università europee di 13 diversi paesi, la Guild raccoglie prospettive e punti di vista diversi sui temi della ricerca da ogni parte d'Europa. Tra i membri fondatori della nuova associazione c’è anche l’Università di Bologna. Obiettivo della Guild è collaborare allo sviluppo di soluzioni innovative per alcune delle sfide sociali e scientifiche che l’Europa è chiamata ad affrontare.
Numerosi i temi dibattuti nel corso del convegno di presentazione: l’Open Science e il cambio culturale per una vera condivisione di informazioni e dati, i finanziamenti per la ricerca e la valutazione dell’eccellenza, nuovi strumenti e competenze che le università devono essere in grado di fornire agli studenti per consentire loro di raccogliere le sfide dell’Open Science e Open Innovation, il ruolo fondamentale delle università nel favorire la nascita di idee pionieristiche a beneficio dell’intera società.
Dalla Guild giunge anche un segnale di preoccupazione sul divario esistente nel campo della ricerca e dell’innovazione tra i diversi paesi europei e le rispettive università. Un divario crescente, nonostante i nuovi strumenti di Horizon 2020 per sostenere i paesi meno performanti. In questo senso, la Guild intende porsi come interlocutore dei policy makers per proporre soluzioni.
"Risultati rilevanti nella ricerca e nella innovazione dipendono dalla collaborazione e dallo scambio reciproco", osserva Jan Palmowski, segretario generale della Guild. "Non è interesse di nessuno avere dei meccanismi di finanziamento della ricerca dell’Unione europea che favoriscono, anziché ridurre, il divario tra gli Stati membri per quanto riguarda la scienza e l’innovazione".
"La Guild – commenta il suo presidente, Ole Petter Ottersen – è stata creata perché in questo momento storico la voce degli atenei europei è più importante che mai ed ha bisogno di essere sostenuta, per supportare gli attuali dibattiti sociali e culturali con il contributo ed il coinvolgimento dei loro scienziati e dei loro studenti".
"Le università europee – conclude Jan Palmowski – sono attori fondamentali per la creazione di un ecosistema della ricerca che favorisca il realizzarsi dell’Open Innovation, definita come co-creazione nell’applicazione della conoscenza. Noi educhiamo gli studenti che saranno i futuri imprenditori e innovatori, e formiamo gli scienziati che produrranno le prossime scoperte, nelle aziende e nelle università. Noi sosteniamo la direzione della Commmissione Europea volta alla creazione di un European Innovation Council, e confidiamo che su questo le università potranno avere un'importante voce in capitolo".