Una vera e propria "Big Data Community" che mette insieme istituzioni, centri di ricerca, centri di calcolo e università di tutto il territorio regionale. È il primo risultato del tavolo avviato lo scorso dicembre dalla Regione Emilia-Romagna e coordinato dal prof. Fabio Fava, delegato per ricerca industriale, cooperazione territoriale e innovazione dell'Università di Bologna.
Uno sforzo congiunto che vede al suo centro il campo in continuo fermento dei Big Data: moli enormi di dati che spaziano da quelli legati alla ricerca scientifica al monitoraggio del traffico, dal controllo atmosferico e dell'ambiente fino ai numeri delle attività sanitarie di ospedali e centri medici. Elementi complessi a cui si affiancano necessariamente tecnologie avanzate - hardware e software - dedicate al monitoraggio, all'analisi e all'elaborazione dei numeri, con l'obiettivo finale di generare informazioni utili, visualizzare trend, svelare connessioni nascoste.
"Abbiamo i dati e abbiamo le tecnologie necessarie per analizzarli ed estrapolare messaggi che diversamente non riusciremmo a vedere", spiega Fabio Fava. "Il lavoro promosso dalla Regione ha permesso di realizzare un censimento di tutte le realtà che gestiscono Big Data, con l'obiettivo di creare una piattaforma aperta per condividere competenze e tecnologie e lavorare insieme sia sul territorio locale che a livello nazionale e internazionale".
Uno dei primi dati emersi dal tavolo è, del resto, quello della capacità di calcolo che si può raggiungere mettendo insieme tutti i soggetti coinvolti, pari al 70% del totale nazionale. Una potenzialità enorme, fatta di esperienza, competenze e capacità, che può generare risultati molto importanti in moltissimi ambiti, dai processi industriali al campo della fisica e astrofisica, passando per la produzione agricola e alimentare.
Sono in tutto dodici i domini di interesse presi in considerazione e analizzati uno ad uno in una pubblicazione, presentata pochi giorni fa (in allegato in questa pagina), che riassume lo stato dei lavori. L'Università di Bologna è presente in tutti gli ambiti considerati e ha un ruolo centrale in ben sette di questi.
"Ora l'obiettivo - conclude Fava - è avviare azioni specifiche all'interno dei diversi domini per favorire la collaborazione tra soggetti pubblici e privati, puntando a condividere il lavoro anche con attori industriali, associazioni e tutte le altre realtà interessate".
All'iniziativa hanno collaborato anche, per l'Alma Mater, la prorettrice alle tecnologie digitali Paola Salomoni e il prorettore alla ricerca Antonino Rotolo, oltre alla delegata per i programmi di ricerca europei Patrizia Brigidi, il delegato per i programmi di ricerca nazionali Uberto Pagotto, con il supporto del settore EU dell'Area della Ricerca di Ateneo.