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La diversità dei tartufi è guidata dalla simbiosi con le piante

La stretta connessione sotterranea tra funghi e radici, da cui nascono i tartufi, è fondamentale non solo per l’equilibro dell’ecosistema ma anche per guidare il processo di evoluzione delle diverse specie


Forse non tutti sanno che i tartufi – compresi quelli più pregiati, dal sapore e dall’aroma inconfondibile – nascono grazie alla simbiosi tra un fungo e le radici di un albero. Una stretta unione che non solo è positiva per la salute dell’ecosistema, ma risulta fondamentale anche per l’evoluzione delle diverse specie di tartufo e la selezione dei loro tratti specifici.

A rivelarlo è un nuovo studio realizzato da un gruppo di ricerca internazionale e pubblicato su Nature Ecology & Evolution. Gli studiosi hanno sequenziato il genoma di diverse specie di funghi ascomiceti tra cui alcuni ectomicorrizici, che crescono cioè in simbiosi con le radici delle piante, con l’obiettivo di evidenziarne differenze e tratti comuni e ricostruirne così la storia evolutiva.

TARTUFI E SIMBIOSI
I ricercatori hanno preso in considerazione in totale otto specie di funghi. Tra queste ci sono due tipologie di tartufo particolarmente pregiate come il tartufo bianco (Tuber magnatum) e il tartufo estivo (Tuber aestivum), ma anche il tartufo dei maiali (Choiromyces venosus) e il tartufo del deserto (Terfezia boudieri). Inoltre i ricercatori hanno studiato il genoma di due funghi della stessa classe – quella dei Pezizomycetes – che non producono però tartufi: Ascobolus immersus e Morchella importuna. Mentre già in precedenza erano stati sequenziati il genoma del tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum) e di un altro fungo, il Pyronema confluens.

Comparando i diversi risultati, gli studiosi hanno potuto così tracciare un primo quadro evolutivo delle diverse specie di tartufo. “Questi risultati – spiega Alessandra Zambonelli, docente dell’Università di Bologna che ha partecipato allo studio – mostrano che le caratteristiche genomiche di tutte le specie di tartufo sono molto simili”. Una serie di tratti comuni tra i quali la simbiosi tra funghi e piante, fondamentale per il loro sviluppo, emerge come elemento chiave. “Nelle principali linee evolutive – continua la docente dell’Alma Mater – si sono differenziate indipendentemente specie formanti tartufi. Un elemento che suggerisce come sia la simbiosi a guidare l'evoluzione dei tartufi, selezionandone i tratti specifici. I genomi di due tartufi pregiati diversi come il tartufo bianco e il tartufo nero, ad esempio, risultano molto simili nonostante queste due specie si siano diversificate circa 100 milioni di anni fa”.

CONNESSIONI SOTTERRANEE
Questo rapporto di simbiosi, insomma, sembra avere un ruolo centrale per la vita e lo sviluppo delle diverse tipologie di tartufo: un tratto comune che risale a tempi antichi e rivela la grande importanza di queste connessioni sotterranee che si sviluppano tra il regno delle piante e quello dei funghi.

“Le reti sotterranee che collegano i funghi e le radici di piante – conferma la professoressa Zambonelli – influenzano gli ecosistemi forestali, con effetti benefici sulla salute e sulla tolleranza delle piante a fattori di stress, come la siccità o le malattie, così come sul ciclo del carbonio”. La presenza di funghi ectomicorrizici, infatti, rallenta il ciclo del carbonio nel suolo assorbendo i nutrienti minerali presenti nel terreno e scambiandoli con gli zuccheri prodotti dalle piante attraverso la fotosintesi.

L’analisi comparata degli otto genomi sequenziati, inoltre, ha rivelato dettagli su quella che è forse la caratteristica più nota dei tartufi: il loro inconfondibile aroma. Secondo i ricercatori, i composti organici volatili che generano il caratteristico profumo non sono il prodotto di innovazioni genetiche specifiche nata con le specie di Tuber, ma si basano su un repertorio genico già esistente che viene espresso in modo particolare.

I PROTAGONISTI DELLO STUDIO
Pubblicato su Nature Ecology & Evolution con il titolo “Pezizomycetes genomes reveal the molecular basis of ectomycorrhizal truffle lifestyle”, lo studio è stato realizzato da un vasto gruppo internazionale di ricercatori guidato da Francis Martin e i suoi colleghi presso l'Istituto nazionale francese per la ricerca agricola (INRA) nell’ambito di 1KFG Project, progetto di ricerca internazionale che ha in programma di sequenziare mille genomi fungini.

Per l’Italia hanno partecipato l’Università di Bologna (con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari), l’Università di Torino, l’Università di Parma, l’Università dell’Aquila e il CNR con l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (Torino) e l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse (Perugia).