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Le sfide della medicina nello spazio: tre studenti Unibo a lezione all’Esa

Al corso di formazione dell’Agenzia Spaziale Europea cinquanta studenti universitari da tutto il mondo si sono confrontati con esperti del settore e sono stati messi alla prova in lavori di gruppo sugli effetti che le missioni spaziali hanno sull’uomo

Cosa succede al corpo umano nello spazio? Per rispondere a questa e a molte altre affascinanti domande l’Agenzia spaziale europea (Esa) ha aperto le porte a cinquanta studenti universitari, provenienti da 14 stati membri dell’Esa e dal Canada. Tra di loro anche tre alunni dell’Università di Bologna: Sofia Braga, Anna Insalaco (laureande in Medicina) e Federico Fabbri (al quarto anno), non si sono fatti sfuggire la possibilità di guardare ai loro studi da un punto di vista diverso, confrontandosi con esperti, medici e astronauti da tutta Europa.

Organizzato da Esa Education e dal Space Medicine Team, il corso “Human Space Physiology” prevedeva quattro giorni di lezioni sugli effetti che gli ambienti di microgravità hanno sulla fisiologia del corpo umano. Divisi tra le sedi dell'European Astronaut Centre a Colonia, in Germania, e l'European Space and Security Education Centre a Transinnem, in Belgio, gli studenti si sono cimentati anche con dei lavori di gruppo, incentrati sulle sfide future delle missioni spaziali: dal ruolo dei robot alla cura della donna fino alle possibili implicazioni della nascita di un bambino in assenza di gravità e ai viaggi spaziali commerciali.

“La lezione che mi ha interessato di più – racconta la studentessa Sofia Braga - è stata quella sulla Operational space medicine, ovvero il lato pratico della medicina nelle missioni spaziali: a parlarcene è stato un "flight surgeon", un medico che si è specializzato nel seguire gli astronauti nelle loro missioni. Eccezionale anche l’incontro con l'astronauta britannico Tim Peake che ci ha parlato della vita di un astronauta sulla Stazione spaziale internazionale”.

Per Anna Insalaco è stata un'occasione per conoscere cose nuove e confrontarsi con studenti da tutto il mondo: “C’erano ragazzi provenienti da diverse università e realtà, non solo di medicina, lavorare insieme è stato molto stimolante. Mi ha colpito molto l'interesse dell'ESA nei confronti degli studenti e l'attenzione verso la formazione, i progetti che l'ESA mette a disposizione sono tantissimi”.

“Abbiamo avuto la possibilità – conclude Federico Fabbri - di intrecciare contatti con studenti stranieri del campo biomedico, anche ingegneri e biotecnologi. Il progetto che abbiamo dovuto portare avanti in gruppi di cinque e presentare a tutti gli altri studenti ci ha messo alla prova scientificamente e socialmente, e ne siamo usciti arricchiti nelle competenze in entrambi i campi”.

 

Foto di Esa Educational