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L’antica Karkemish diventa un parco archeologico e regala nuove testimonianze della sua storia straordinaria

Grazie agli sforzi della missione turco-italiana guidata dall'Università di Bologna, il pubblico può finalmente scoprire il famoso sito attraverso un percorso immersivo tra storia e attualità. E la campagna di scavo appena terminata ha permesso di portare alla luce due antichi palazzi risalenti al XIII secolo a.C.


Il parco archeologico di Karkemish, finalmente aperto al pubblico


L’antica Karkemish, una delle aree archeologiche più importanti al mondo, è finalmente aperta al pubblico. Dopo anni di sforzi, la missione turco-italiana guidata dall'Università di Bologna, che dal 2011 lavora sul sito, ha aperto le porte della storica città, spesso paragonata a centri gloriosi come Troia, Ur, Ebla e Babilonia.

Situata al confine tra Turchia e Siria, in un'area militare turca che fino a pochi mesi fa ne aveva precluso la visita al pubblico, Karkemish è quindi ora anche un vero e proprio parco archeologico in grado di regalare ai visitatori un’esperienza immersiva tra le testimonianze straordinarie di uno dei principali centri urbani dell’antichità, anche con molti splendidi rilievi scolpiti del X secolo a.C. trovati negli anni e lasciati sul posto. L’inaugurazione ufficiale è prevista per il maggio 2020, al momento il sito è infatti visitabile ma dalla fine di settembre i monumenti verranno protetti dai rigori dell’inverno fino alla prossima primavera, in attesa che vengano reperiti i fondi per costruite tettoie di protezione permanenti.

Gli archeologi dell’Alma Mater, intanto, non hanno fermato la loro attività di ricerca. Al contrario, la campagna di scavo 2019 ha permesso di portare alla luce nuove sorprendenti testimonianze, tra cui due antichi palazzi risalenti al XIII secolo a.C.


L'antico palazzo del XIII secolo a.C. venuto alla luce nell'area dell'acropoli


Situata nella regione di Gaziantep, tra l’Anatolia, la Siria e la Mesopotamia, l’antica città di Karkemish è stata un centro di straordinaria importanza, abitato almeno dal sesto millennio a.C. A partire dal 2300 a.C. acquista un ruolo centrale nella regione e diviene contesa da ittiti, assiri e babilonesi per la sua collocazione strategica. Solo con l’impero romano inizia il suo declino, che termina nell'Alto Medioevo, attorno al X secolo, quando la città viene definitivamente abbandonata e dimenticata. Per ricomparire solo alla fine dell’800, grazie ad una serie di campagne esplorative promosse dal British Museum.

Dal 2011, una missione archeologica dell’Università di Bologna, guidata dal professor Nicolò Marchetti, con la collaborazione degli atenei turchi di Gaziantep e di Istanbul e con fondi del Ministero degli Affari Esteri, del MIUR e della Sanko Holding, sta riportando alla luce le testimonianze di quel glorioso e ricchissimo passato.

Alcune delle bullae rinvenute, “bolle di accompagnamento” per lo scambio di merci


La nuova campagna di scavo – l’ottava dall'avvio della missione – ha permesso agli archeologi dell’Alma Mater di scoprire due antichi palazzi risalenti al XIII secolo a.C., uno dei periodi di massimo splendore della città, quando Karkemish era sede del viceré ittita, figlio dell’imperatore, ma di cui fino ad oggi erano emerse poche tracce archeologiche.

Il primo edificio scoperto dagli studiosi era probabilmente sede di alti ufficiali dell’amministrazione imperiale. I nuovi scavi hanno infatti portato alla luce centinaia di bullae, sigillature di argilla con impronte di sigillo che venivano usate come “bolle di accompagnamento” per lo scambio di merci. I manufatti portano impressi i sigilli di alcune delle più alte cariche dell’amministrazione ittita dell’epoca. Tra queste si distinguono in particolare i nomi di Taya, principe e “auriga della dea Kubaba”, che utilizzava almeno otto diversi sigilli, e quello di Paya, il responsabile della dogana imperiale. Ricostruire a quali beni erano associati queste bullae – spiegano gli studiosi – può rivelarsi molto utile per scoprire come funzionava il sistema di amministrazione della città, che essendo sede del viceré ittita aveva il controllo sull'intera regione siriana.

Il secondo palazzo venuto alla luce è invece situato nell'antica acropoli di Karkemish: un gigantesco edificio ancora oggetto di scavi. Secondo gli archeologi si tratta probabilmente del palazzo fatto costruire da Suppiluliuma I, uno dei più grandi monarchi della storia ittita, dopo aver conquistato la città attorno al 1330 a.C.

Stele funeraria di un ufficiale romano rinvenuta in una villa del V secolo d.C.


Ma i 60 ettari su cui si estende l'area turca dell'antica Karkemish hanno regalato anche molte altre sorprese. Gli scavi stanno infatti portando alla luce una grande fortezza e un antico silos utilizzato per conservare i cereali, entrambi risalenti al periodo successivo alla caduta dell’impero ittita. Mentre in una delle necropoli del sito, quella di Yunus, gli archeologi hanno rinvenuto ricchi corredi funerari risalenti all'VIII e al VII secolo a.C. Infine, in un’altra area ancora dello scavo si trova una grande villa risalente all'epoca tardo-romana (V secolo d.C.), con pavimenti in mosaico e i resti di un ingresso monumentale che comprendevano la stele funeraria di un ufficiale romano e alcuni capitelli decorati.

Grazie agli sforzi della missione turco-italiana guidata dall'Università di Bologna, questo straordinario patrimonio storico ora è un vero e proprio parco archeologico aperto al pubblico. Uno spazio attrezzato che permette di gettare uno sguardo profondo sul passato glorioso di Karkemish. Senza però dimenticare il presente, in una zona, quella al confine tra Turchia e Siria, che ancora oggi continua ad essere segnata da conflitti, contrasti e ferite, le cui cause profonde si collocano proprio negli anni dei primi scavi a Karkemish, quando Thomas Edward Lawrence e Gertrude Bell – che avrebbero poi attivamente partecipato alla spartizione del Vicino Oriente – si conobbero per la prima volta sul sito nel maggio 1911.