È partito ufficialmente il nuovo Dottorato di ricerca dell’Università di Bologna “Il Futuro della Terra, Cambiamenti Climatici e Sfide Sociali”. Si tratta del primo dottorato in Italia ad offrire uno sguardo di insieme, multidisciplinare, sulle interazioni tra i cambiamenti climatici, le loro dimensioni scientifiche e le implicazioni sociali.
Il corso è stato inaugurato lunedì 18 novembre con una cerimonia a cui ha partecipato il prorettore alla Ricerca dell’Alma Mater Antonino Rotolo insieme al direttore della Divisione scientifica di Ocean Modelling and Data Assimilation della Fondazione CMCC Simona Masina, che ha parlato dei segnali del cambiamento climatico per l’oceano dalle zone polari all’equatore, e all'architetto Valentina Porceddu di Mario Cucinella Architects, che è intervenuta sul tema dell’innovazione in ambito urbanistico.
“Questo nuovo dottorato – sottolinea la professoressa Nadia Pinardi, coordinatrice del corso – offre un ampio spettro di conoscenze sulle sfide del cambiamento climatico, dagli aspetti sociali e legali a quelli di monitoraggio e di previsione attraverso l’ingegneria dei processi produttivi”. Già dal titolo – “Il Futuro della Terra, Cambiamenti Climatici e Sfide Sociali” – emerge infatti come questa proposta formativa nasca per cercare risposte ad una delle sfide più complesse dei nostri giorni.
Il nuovo dottorato è il primo a livello nazionale focalizzato sulla comprensione del sistema Terra, dei pericoli naturali e prodotti dall'uomo, dell’adattamento ai cambiamenti climatici, della mitigazione e delle sfide socio-economiche che sono parte molto rilevante dell’epoca contemporanea e che, per essere comprese ed affrontate, richiedono uno sguardo multidisciplinare e capace di guardare al futuro.
Il nuovo dottorato è nato dalla collaborazione tra l’Università di Bologna, il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, il CNR, l'INGV, la Regione Emilia-Romagna con fondi High Competence Plan for Research, Technology Transfer and Entrepreneurship, l’Arpa Emilia-Romagna, il CINECA e il Centro NATO di La Spezia. Il corso prevede il contributo di 15 dipartimenti dell'Alma Mater, 30 docenti interni e 10 esterni che copriranno un ampio raggio di discipline, dalla fisica all'ingegneria, dalla chimica all'economia e le scienze sociali. I docenti si avvicenderanno per sei mesi con corsi multidisciplinari per formare nuovi scienziati, nuovi professionisti sulle molte attività che riguardano i cambiamenti climatici e nuovi interpreti dell’informazione scientifica per la comunicazione. La sfida è quella di comprendere il sistema Terra e trovare soluzioni verso lo sviluppo sostenibile delle attività umane, per una società più informata e innovativa.
La Fondazione CMCC contribuisce alla realizzazione del corso con quattro borse di studio grazie alle quali i dottorandi potranno affrontare tematiche avanzate e complesse come i nuovi algoritmi di fusione delle osservazioni e modelli per la modellistica costiera, i sistemi di previsione atmosfera-oceano nell'area mediterranea, la riduzione delle emissioni di gas serra del trasporto marittimo, le dinamiche alla base della variabilità del ghiaccio marino nell'Artico e in Antartide. Il CNR contribuisce invece con tre borse di studio sulla fisica dell’atmosfera, i sistemi avanzati di monitoraggio della terra dallo spazio e la comunicazione al pubblico dei cambiamenti climatici; l’INGV con due borse di studio sulla previsione dei maremoti e l’interpretazione delle deformazioni crostali attraverso la modellistica avanzata; il CMRE della NATO offre una borsa di studio sulla dinamica delle strutture di media e piccola scala della circolazione oceanica. Inoltre, l’Arpae contribuisce alla realizzazione del corso con il finanziamento parziale di una borsa di studio sulla ricostruzione del clima dell’Emilia-Romagna da osservazioni e modelli, mentre la Regione Emilia-Romagna contribuisce con una borsa di studio sulle tecniche avanzate di intelligenza artificiale applicate ai modelli del clima per estrarre gli impatti del cambiamento climatico.