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Operato al cervello mentre suona il piano: il test per proteggere le abilità musicali

All'intervento realizzato all'Ospedale Bufalini di Cesena hanno partecipato anche studiosi del Centro studi e ricerche in Neuroscienze Cognitive dell’Università di Bologna, con il compito di mettere a punto una serie di prove per attivare le aree cerebrali connesse alla capacità leggere ed eseguire musica


Il gruppo di neurochirurghi, neuropsicologi e specialisti che ha eseguito l'intervento


Un musicista – insegnante e cultore di jazz – affetto da un tumore cerebrale è stato operato al cervello da sveglio, e durante l’operazione ha suonato alcuni brani al pianoforte. È successo pochi giorni fa all'Ospedale Bufalini di Cesena: il piccolo concerto è servito ai chirurghi per individuare e quindi proteggere da possibili danni le aree cerebrali connesse alle abilità musicali.

L’operazione, che si è conclusa con successo, è stata eseguita dall'Unità Operativa di Neurochirurgia dell’Ospedale Bufalini ed è stata possibile anche grazie al supporto del Centro studi e ricerche in Neuroscienze Cognitive del Dipartimento di Psicologia, attivo al Campus di Cesena dell’Università di Bologna. Un intervento così complesso e singolare ha infatti richiesto un’accurata fase di preparazione, pensata attorno alle specifiche abilità e necessità del paziente.

CHIRURGIA DA SVEGLIO
Per l’operazione è stata utilizzata la tecnica della chirurgia da sveglio (awake surgery), che consente al paziente di rimanere vigile durante l’intervento in modo da poter rispondere ad una serie di test cognitivi. Questi test hanno lo scopo di attivare specifiche aree cerebrali, aiutando così i chirurghi a preservare il più possibile le funzioni cognitive durante l’asportazione della massa tumorale. Inizialmente, la chirurgia da sveglio veniva utilizzata per preservare le aree cerebrali che regolano il linguaggio e il movimento, ma negli ultimi anni è diventato possibile monitorare durante l’intervento anche molte altre funzioni cognitive come la percezione dello spazio, la memoria o la capacità di calcolo.

Nel caso del paziente operato a Cesena, cultore e insegnante di musica jazz, insieme alle abilità motorie, linguistiche e alle funzioni cognitive superiori, era necessario trovare un modo per monitorare anche le capacità di elaborazione musicale. E questo è il compito su cui si sono concentrati gli studiosi dell’Alma Mater. “Gli studi che approfondiscono le basi neurali dell’elaborazione musicale suggeriscono l’esistenza di un ampio network di aree sottocorticali e corticali appartenenti a entrambi gli emisferi cerebrali in grado di supportare le capacità di analisi ed esecuzione di brani musicali”, spiega la professoressa Caterina Bertini del Centro studi e ricerche in Neuroscienze Cognitive dell’Alma Mater. “Di conseguenza, lesioni cerebrali a carico di queste aree possono determinare profonde compromissioni delle abilità musicali”.

MUSICA NEL CERVELLO
La squadra di medici e scienziati coinvolta nell'intervento si è quindi messa al lavoro per capire come individuare le aree cerebrali connesse alle capacità musicali. Durante la fase preoperatoria, il paziente è stato sottoposto ad un esame di risonanza magnetica funzionale: un tipo particolare di risonanza magnetica che serve per rilevare quali aree cerebrali si attivano durante l'esecuzione di un determinato compito, ad esempio leggere o muovere un braccio.

L'équipe di neuroradiologi, neuropsicologi e neurochirurghi ha quindi selezionato una serie di compiti per mettere in luce quali attivazioni cerebrali erano connesse all'elaborazione e all'esecuzione di brani musicali. E grazie alle informazioni raccolte hanno potuto preparare una serie di compiti da ripetere durante l’intervento per attivare diverse abilità musicali: dalla capacità di elaborazione degli aspetti melodici e ritmici di brani musicali, fino alla lettura di spartiti, sia attraverso il solfeggio che con l'esecuzione dal vivo su pianoforte.

“Alcune delle prove che abbiamo predisposto appartengono a batterie di test neuropsicologici che sono state adattate per l’utilizzo in sala operatoria, mentre altre sono state ideate apposta per questo intervento chirurgico, sulla base della letteratura neuroscientifica disponibile relativa ai processi musicali”, dice ancora Caterina Bertini. “Il paziente – aggiunge Davide Braghittoni, assegnista di ricerca dell'Alma Mater che opera presso il Centro di Neuroscienze Cognitive – è stato preparato all'esecuzione di questi compiti nel corso di ripetute valutazioni neuropsicologiche preoperatorie, in cui è stato preso in esame anche il suo funzionamento cognitivo globale”.

OPERAZIONE CON CONCERTO
Così, durante l’intervento chirurgico, il paziente ha svolto i diversi compiti che erano stati preparati, tra cui l'esecuzione di alcuni brani al piano. E le sue risposte hanno fornito preziose indicazioni per localizzare le aree coinvolte nell'elaborazione musicale, che si trovano in particolare nell'emisfero sinistro del cervello, in un'area del lobo temporale chiamata giro temporale superiore.

Oltre a guidare con successo i chirurghi nell'asportazione della massa tumorale, le nuove informazioni raccolte permetteranno in futuro anche di approfondire le conoscenze relative ai complessi processi cognitivi, affettivi e neurobiologici legati alle abilità artistiche e musicali umane.

I PROTAGONISTI DELL'INTERVENTO
L’ottima riuscita dell’intervento è stata possibile grazie alla sinergia tra le conoscenze e le esperienze dei neuropsicologi del Centro studi e ricerche in Neuroscienze Cognitive e il patrimonio di conoscenze chirurgiche e cliniche offerte dall'Unità Operativa di Neurochirurgia dell’Ospedale Bufalini di Cesena.

L’intervento è stato eseguito dall'equipe multidisciplinare guidata dal direttore della Neurochirurgia Luigino Tosatto e composta dai neurochirurghi Vincenzo Antonelli e Giuseppe Maimone, dalla neurofisiologa Chiara Minardi, dai neuroanestesisti Marco Bocchino e Giuseppina Pugliese, dal personale infermieristico coordinato da Milena Maccherozzi e dai neuropsicologi Caterina Bertini e Davide Braghittoni del Centro studi e ricerche in Neuroscienze Cognitive attivi al Campus di Cesena dell’Università di Bologna. Durante la fase preoperatoria, il planning neuroradiologico è stato eseguito dall'Unità Operativa di Neuroradiologia dell'Ospedale Bufalini, diretta da Maria Ruggiero, mentre l'esame di risonanza magnetica funzionale è stato svolto presso la Neuroradiologia dell'Ospedale di Ravenna, con la collaborazione di Patrizia Cenni e Chiara Romeo.