Sarà aperta al pubblico da giovedì 4 ottobre (da martedì a venerdì: 9.00 - 13.00; sabato, domenica e festivi: 10.00 - 18.00) fino al 12 gennaio 2020, la mostra "Un dinosauro americano a Bologna. La strana storia del Diplodoco del Capellini 1909 – 2019", organizzata dalla Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini – Sistema Museale di Ateneo e patrocinata dal Consolato Generale degli Stati Uniti d’America di Firenze.
Grazie al giovane e brillante Giovanni Capellini, che nel 1863 comprese la straordinaria opportunità di ricerca offerta dai grandi giacimenti paleontologici al di là dell’Atlantico, nel 1909 è arrivato a Bologna uno dei pochissimi esemplari del Diplodoco, dono di Andrew Carnegie.
Se c’è infatti un animale preistorico familiare, accanto al Tirannosauro (da film Jurassic Park Spielberg in poi), questo è il Diplodoco, incarnazione di una “forza tranquilla”, possente ma mansueta. Negli Stati Uniti, dove la “febbre” per i dinosauri risale addirittura alle origini della repubblica, la scoperta di scheletri fossili intatti arricchisce l’immaginario, certificando l’antichità di una nazione che può vantare quarti di nobiltà addirittura preistorici.
Andrew Carnegie, il grande magnate fin de siècle, ha reso il Diplodoco un gadget gigantesco del Paese, da collocare nei principali musei paleontologici del mondo. Un’impresa visionaria dal punto di vista tecnologico e logistico, che dà conto di un’autentica “politica estera”, promossa da un privato a favore della propria nazione.
Dippy “è sbarcato” in Europa (e non solo) negli anni sfolgoranti della Belle Époque, a testimonianza dell’ottimismo di un’età del progresso in cui tutto sembra ancora possibile. Persino un viaggio a ritroso nel tempo.
Ma perché Bologna conserva uno di questo pochissimi esemplari? A raccontarlo, la mostra del Museo “Capellini” che comincia nel 1909.