Tra le tante preoccupanti conseguenze del cambiamento climatico c’è anche l’aumento delle migrazioni. Perché desertificazioni, alluvioni, cicloni e inondazioni colpiscono prima di tutto le persone più vulnerabili, aumentando le disuguaglianze. E questo sta costringendo moltissime donne e uomini in tutto il mondo ad abbandonare le proprie terre in cerca di nuove opportunità e di una vita migliore.
Su questo tema – complesso e ramificato – si concentrerà “End Climate Change, Start Climate of Change”, in breve #ClimateOfChange: un nuovo progetto di ricerca europeo guidato dalla onlus WeWorld a cui partecipano quindici partner tra cui l’Università di Bologna.
Finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del Programma DEAR (Development Education and Awareness Raising Programme), il progetto è pensato per stimolare i giovani europei a comprendere le complesse relazioni tra cambiamenti climatici e fenomeni migratori, favorendo così la creazione di un movimento di persone informate, pronte a cambiare stile di vita e a chiedere nuove politiche di sviluppo.
L’Università di Bologna partecipa a #ClimateOfChange con quattro dipartimenti: Sociologia e diritto dell'economia, Scienze e tecnologie agro-alimentari, Storia culture e civiltà, Scienze politiche e sociali. Il team interdisciplinare dell’Alma Mater composto da esperti di geografia, scienze e tecnologie agro-alimentari, sociologia, scienze politiche e sociali e dell’area giuridica studierà le diverse sfaccettature di questo fenomeno così complesso in quattro paesi: Cambogia, Etiopia, Senegal e Guatemala. Tutti territori colpiti, seppur in modo differente, dagli effetti dei cambiamenti climatici e con un aspetto comune: lo spostamento delle persone.
“Useremo questi casi studio come base da cui sviluppare la teoria in modo induttivo”, spiega Pierluigi Musarò, professore associato al Dipartimento di sociologia e diritto all’economia che coordina il team dell’Università di Bologna. “Il nostro obiettivo è costruire un nuovo quadro teorico sul nesso tra cambiamento climatico e migrazione, e in questo il rapporto con i diversi partner coinvolti ci potrà essere di grande aiuto, perché i risultati ottenuti potranno essere applicati direttamente sul campo, coinvolgendo i più giovani in campagne di sensibilizzazione e iniziative rivolte alle istituzioni”.
Nel corso dei prossimi quaranta mesi, #ClimateOfChange darà vita infatti non solo ad un’approfondita ricerca scientifica, ma animerà anche attività nelle scuole e nelle università ed azioni di advocacy che dai contesti locali arriveranno fino al Parlamento europeo. Tutto questo coinvolgendo ragazzi tra i 16 e i 35 anni, che diventeranno quindi protagonisti di una campagna paneuropea di comunicazione e sensibilizzazione pensata per far comprendere le complesse relazioni tra cambiamenti climatici e la migrazione delle persone dentro o al di fuori del loro paese.
“Anche l’emergenza da Covid-19 in corso ci dimostra, ora più che mai, come i cambiamenti climatici siano diventati una priorità da affrontare: la relazione con i fenomeni migratori è complessa, ma è evidente come il cambiamento climatico aumenti le diseguaglianze e la fragilità delle persone più vulnerabili”, spiega Natalia Lupi della onlus WeWorld, responsabile del progetto. “È necessario agire con urgenza per affrontare le questioni strutturali con un approccio basato sul rispetto dei diritti umani e garantire la partecipazione ai processi decisionali delle donne, spesso le più colpite dalle crisi ma allo stesso tempo capaci di diventare protagoniste del cambiamento nelle proprie comunità”.
Il contrasto ai cambiamenti climatici non passa esclusivamente dalla volontà delle persone, ma è necessario uno sforzo congiunto di cittadini, cittadine e decisori politici. L’ambizione di #ClimateOfChange è allora creare un movimento di persone informate, pronte non solo a mutare le proprie abitudini a favore di uno stile di vita sostenibile e responsabile, ma anche disposte ad attivarsi per chiedere nuove politiche di sviluppo in grado di affrontare le conseguenze del riscaldamento globale. Riconoscendo questo fenomeno, nella sua complessità, come uno dei motori principali delle migrazioni e dello sfollamento forzato delle popolazioni.
Il team dell’Università di Bologna che partecipa a #ClimateOfChange coinvolge studiosi di quattro dipartimenti: il professor Pierluigi Musarò (coordinatore) e l’assegnista di ricerca Elena Giacomelli per il Dipartimento di sociologia e diritto all’economia; il professor Matteo Vittuari e l’assegnista di ricerca Elisa Iori per il Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentali; il professor Marco Borraccetti e l’assegnista di ricerca Susanna Villani per il Dipartimento di scienze politiche e sociali; la professoressa Elisa Magnani e l’assegnista di ricerca Sarah Walker per il Dipartimento di storia, culture, civiltà.