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L’Alma Mater in orbita con l’esperimento SpaceLysis

È uno dei quattro esperimenti previsti a bordo del satellite DIDO-3 e permetterà di capire in che modo le condizioni di microgravità presenti nello spazio influenzano l’azione degli agenti antimicrobici contro patogeni batterici


Il cubesat DIDO-3 permette di effettuare esperimenti in microgravità a controllo remoto


Un piccolo laboratorio in orbita attorno alla Terra per fare esperimenti in microgravità a controllo remoto. Si chiama DIDO-3 e sarà lanciato con la prossima missione VV16, che segna il ritorno al volo del lanciatore Vega dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) dopo il lockdown per la pandemia di Covid-19.

A bordo di DIDO-3 ci sono quattro esperimenti nati da collaborazioni italo-israeliane nei settori della ricerca chimica, biologica e farmacologica che saranno controllati da terra attraverso un’applicazione mobile. Uno di questi – SpaceLysis – è stato realizzato da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna formato da Giuseppe Falini, Francesco Zerbetto, Marco Montalti e Matteo Calvaresi del Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”, in collaborazione con un gruppo del Technion – Israel Institute of Technology guidato da Boaz Pokroy.

Il lancio della missione VV16 è previsto per il prossimo 21 giugno alle 3:51 del mattino (ora italiana) dalla base europea di Kourou, nella Guyana Francese. La missione non segna solo il ritorno al volo di Vega, ma anche l’esordio del sistema di distribuzione di satelliti dell’ESA Small Spacecraft Mission Service (SSMS): un dispenser che consentirà di mettere in orbita 53 tra nano, micro e minisatelliti.

L'esperimento SpaceLysis permetterà di studiare l'attività del lisozima in condizioni di microgravità


Il cubesat DIDO-3 è uno di questi e viene utilizzato grazie a un accordo tra Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Agenzia Spaziale Israeliana (ISA), il Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e il Ministero israeliano della Scienza e Tecnologia (MOST). DIDO-3 è stato sviluppato da SpacePharma e al suo interno contiene un laboratorio che permette di effettuare esperimenti in microgravità a controllo remoto. Questo significa che gli scienziati possono inviare al laboratorio le istruzioni necessarie per eseguire gli esperimenti, ricevere i dati ottenuti e poi inviare nuove istruzioni in base ai risultati.

L’Università di Bologna partecipa con l’esperimento SpaceLysis, che ha lo scopo di studiare in che modo le condizioni di microgravità presenti nello spazio influenzano l’azione di agenti antimicrobici contro patogeni batterici. Al centro dello studio c’è l’attività del lisozima, un enzima che partecipa alla risposta immunitaria grazie alla sua capacità di attaccare la parete cellulare dei batteri. I risultati dell’esperimento permetteranno quindi di capire in che modo la gravità influenza le reazioni enzimatiche e chiarire di conseguenza come questo processo di risposta antibatterica può avvenire nello spazio.