La condizione di confinamento dovuta alle norme per contenere la pandemia di COVID-19 e l'introduzione improvvisa della didattica a distanza hanno avuto conseguenze importanti sul benessere psicologico e lavorativo degli insegnanti. Lo suggeriscono i risultati di uno studio coordinato da Maria Cristina Matteucci, professoressa al Dipartimento di Psicologia "Renzo Canestrari" dell'Università di Bologna, e realizzato insieme ad Annalisa Soncini e Francesca Floris.
Lo studio ha coinvolto 1.110 insegnanti di scuole primarie e di scuole secondarie di I e II grado in Emilia-Romagna, Marche e Sardegna. I risultati ottenuti sono stati presentati nel corso delle giornate di studio "Emergenza COVID-19. Ricadute evolutive ed educative" organizzate dalla sezione di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione dell’Associazione Italiana di Psicologia (AIP).
Dai dati raccolti emerge che il 95,5% degli insegnanti ha messo in atto la didattica a distanza durante la chiusura delle scuole, ma per il 34,1% del campione risultano valori che indicano uno scarso stato di benessere psicologico.
"Il nostro studio conferma che la pandemia e i cambiamenti della didattica conseguenti alla chiusura delle scuole hanno rappresentato un forte fattore di stress per gli insegnanti", dice Maria Cristina Matteucci. "Inoltre, la mancanza di supporto tecnologico e la percezione di difficoltà nell’utilizzo delle tecnologie per l’insegnamento a distanza sono elementi che possono incidere notevolmente sul benessere lavorativo degli insegnanti".
Guardando all'utilizzo delle tecnologie per l'insegnamento a distanza, infatti, emerge che gli insegnanti con difficoltà nel loro utilizzo e che hanno percepito una mancanza di supporto tecnico da parte della scuola hanno mostrato minori livelli di soddisfazione lavorativa e maggiori livelli di esaurimento emotivo legato al lavoro, rispetto al resto del campione. Dall'altro lato però, durante i mesi della didattica a distanza, gli insegnanti hanno espresso un maggiore livello di responsabilità nei confronti dei loro alunni, per mantenere il contatto con loro e per i loro risultati scolastici.
"Questi dati suggeriscono la necessità di attivare percorsi formativi rivolti agli insegnanti e volti al miglioramento delle competenze tecnologiche e didattiche, e sottolineano inoltre la necessità di attivare azioni di supporto psicologico per il personale scolastico, oltre che per gli studenti, tramite psicologi scolastici che possano coadiuvare gli insegnanti nell'applicazione di metodologie didattiche innovative, sia in presenza che a distanza, e nella gestione del rientro a scuola in tempo di pandemia", dice ancora la professoressa Matteucci. "In tal senso è importante sottolineare che il protocollo per il rientro a scuola emanato dal Ministro dell’Istruzione va in questa direzione, promuovendo l’attivazione di azioni di sostegno psicologico volte al fronteggiare situazioni di insicurezza, stress e ansia dovute ad un'eccessiva responsabilità e al timore di contagio a seguito del rientro al lavoro in presenza".