Un sistema di rilevamento interattivo per individuare l’insorgere di focolai di nuove malattie infettive. È l’obiettivo – attualissimo – del nuovo progetto di ricerca europeo VEO – Versatile Emerging infectious disease Observatory, a cui prende parte anche l’Università di Bologna.
La sfida è realizzare un osservatorio virtuale in grado di monitorare, analizzare e intrecciare una vasta gamma di informazioni: big data in ambito medico e sanitario, studi di laboratorio e ricerche sul campo. Si potrebbe così dare vita ad un sistema capace di riconoscere i primi segnali di possibili epidemie.
Finanziato con 15 milioni di euro dal programma Horizon 2020 della Commissione europea, il progetto è coordinato dall’Erasmus University Medical Center (Paesi Bassi) e coinvolge un consorzio formato da venti partner di dodici paesi europei.
Il gruppo di ricerca dell’Università di Bologna che partecipa a VEO è guidato dal professor Daniel Remondini e coinvolge i dipartimenti di Fisica e Astronomia, di Scienze e tecnologie agro-alimentari e di Medicina specialistica diagnostica e sperimentale. Gli studiosi dell’Alma Mater si concentreranno in particolare sull'analisi dei big data legati alla genomica virale, alla mobilità umana e ai social network, producendo ed analizzando anche dati genomici per sviluppare strumenti di rilevazione precoce.
Tra gli obiettivi di VEO c’è infatti anche capire come l'analisi di vari tipi di dati raccolti quando un’epidemia è in corso può diventare una fonte di informazioni utili per le istituzioni e le strutture che devono controllare e limitare la diffusione del virus. La disponibilità di open data e di tecniche di analisi basate su sofisticati sistemi digitali possono infatti diventare strumenti fondamentali per arrivare ad identificare, monitorare e controllare le epidemie di malattie infettive quando si trovano ancora in una fase precoce di diffusione.