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Nasce #ClimateOfChange: verso un movimento per la giustizia climatica globale

In occasione della Giornata della Terra, parte una campagna internazionale per sviluppare la consapevolezza dei giovani cittadini dell’Unione Europea sull’impatto che il cambiamento climatico ha sulle migrazioni


Oltre il 70% dei giovani tra i 15 e i 35 anni di 23 paesi europei ritiene che i governi che non agiscono contro l’inquinamento e cambiamento climatico arrechino un danno all’economia. Questo il dato di partenza dell’indagine realizzata da IPSOS che, in occasione della Giornata della Terra, dà il via a #ClimateOfChange, campagna di comunicazione europea che - anche a partire da una petizione online - mira a coinvolgere i giovani per creare un movimento pronto non solo a cambiare il proprio stile di vita ma anche a sostenere la giustizia climatica globale.


Guidata da WeWorld – organizzazione italiana che difende da 50 anni i diritti di donne e bambini in 27 paesi del mondo –, la campagna vede coinvolti 13 paesi europei e 26 realtà – tra cui, in Italia, l'Università di Bologna e Comune di Bologna – e nei prossimi due anni metterà in campo iniziative tese a sviluppare la consapevolezza dei giovani cittadini dell’Unione Europea sull’impatto che il cambiamento climatico ha sulle migrazioni.

L'Alma Mater partecipa al progetto #ClimateofChange con un gruppo di ricerca che fa capo a quattro dipartimenti: Sociologia e diritto dell'economia (prof. Pierluigi Musarò e dott.ssa Elena Giacomelli), Scienze e tecnologie agro-alimentari (prof. Matteo Vittuari e dott.ssa Elisa Iori), Storia culture e civiltà (prof.ssa Elisa Magnani e dott.ssa Sarah Walker), Scienze politiche e sociali (prof. Marco Borraccetti e dott.ssa Susanna Villani). Obiettivo dell’attività di ricerca è studiare la relazione tra cambiamento climatico e migrazioni con particolare attenzione a quattro casi studio (Cambogia, Etiopia, Senegal e Guatemala) con lo scopo di esplorare i modelli teorici e le evidenze empiriche offerti dalla letteratura di riferimento e confrontarli con le storie di chi vive sulla propria pelle gli effetti del cambiamento climatico. I risultati della ricerca forniranno la base empirica e scientifica per le azioni di sensibilizzazione, di campaigning e di advocacy che pongono al centro il coinvolgimento dei giovani cittadini europei nella difesa dei diritti umani per un modello economico e di sviluppo più sostenibile.

Il team dell'Università di Bologna ha partecipato alla co-costruzione del questionario per l’indagine quantitativa sull’opinione dei giovani europei sulle migrazioni per motivi ambientali. Il sondaggio confronta le opinioni e la conoscenza del nesso tra migrazione, cambiamento climatico e l’attuale modello economico dei giovani tra i 16 e i 35 anni di 23 paesi dell’UE ed identifica anche il profilo di chi esprime maggiore preoccupazione per il cambiamento climatico e per questo è più motivato all’attivismo, come under 24, studente, donna, altamente istruita e in zone urbane soprattutto dell'Europa meridionale.

Dal sondaggio emerge che i giovani europei considerano il cambiamento climatico e il degrado ambientale come priorità assolute. La grande maggioranza dei giovani europei pensa infatti che se i governi non fronteggiano l'inquinamento e il cambiamento climatico, questo sia "un male per l'economia" (70% d'accordo), "un segno che il governo ha le priorità sbagliate" (75% d'accordo), "la prova che il governo non ascolta la gente comune" (74% d'accordo), e "pericoloso e irresponsabile" (72% d'accordo). Quasi la metà (46%) dei giovani europei considera il cambiamento climatico come uno dei problemi più gravi del mondo, il che lo pone al primo posto tra i problemi elencati, anche nel bel mezzo della pandemia COVID-19. Meno di un giovane europeo su dieci (8%) nega invece il cambiamento climatico.

Una proporzione sostanziale di giovani europei (43%) crede che i paesi economicamente avanzati dovrebbero fare la maggior parte degli sforzi economici e politici per ridurre gli effetti del cambiamento climatico. Degno di nota è che in Europa occidentale, rispetto ad altre regioni, i giovani sono relativamente meno propensi a dire che i paesi economicamente avanzati dovrebbero fare più sforzi per affrontare gli effetti del cambiamento climatico ma sostengono che tutti i governi debbano sostenere queste responsabilità.

Anche i giovani italiani (più della metà degli intervistati) sono molto o estremamente preoccupati per il cambiamento climatico, dato che è superiore alla media europea (54% contro 46%). Ma non è una preoccupazione fine a sé stessa, poiché i giovani italiani sono motivati a far partire il cambiamento: 8 su 10 potrebbero votare o hanno votato per i politici che danno la priorità alla lotta al cambiamento climatico e alla migrazione climatica.

Il progetto “End Climate Change, Start Climate of Change”, in breve #ClimateOfChange, è cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma DEAR (Development Education and Awareness Raising), che sostiene iniziative che coinvolgono le cittadine e i cittadini dell’Unione europea in questioni sociali, economiche e ambientali di rilevanza mondiale. Coinvolge 16 organizzazioni europee tra società civile, università, enti locali e ONG, che dall’inizio del 2020 sono al lavoro per progettare in sinergia non solo ricerche e dibattiti nelle scuole e nelle università, ma anche una campagna paneuropea di comunicazione e sensibilizzazione, online e offline, che interesserà milioni di ragazzi e ragazze dai 16 ai 35 anni che vivono in 23 stati membri dell’UE.