Piccole molecole organiche (piccoli peptidi e RNA a doppio filamento) possono rappresentare una valida alternativa all’utilizzo di fungicidi convenzionali utilizzati in agricoltura. È quanto emerge da uno studio realizzato da un gruppo di ricerca internazionale e pubblicato su Trends in Biotechnology, rivista del gruppo Cell.
La moderna agricoltura intensiva necessita dell’impiego di grandi quantità di pesticidi per garantire produzioni elevate, ma il loro utilizzo è causa di inquinamento ambientale e di tossicità sia per gli esseri umani che per gli animali (ad esempio le api).
Negli ultimi anni, piccoli peptidi e RNA a doppio filamento sono emersi come alternative promettenti ai fungicidi convenzionali grazie alla loro specificità per l’organismo bersaglio (il fungo), alla breve persistenza nell’ambiente e alla capacità di agire a basse concentrazioni, favorendo la transizione verso un sistema agro-alimentare più sostenibile e una maggiore sicurezza per agricoltori e consumatori.
Il nuovo studio presenta un'ampia panoramica sulle molecole identificate di recente da diversi gruppi di ricerca nel mondo, sulle loro proprietà antimicrobiche, i loro meccanismi di azione e le strategie utilizzate per la loro identificazione. Inoltre, descrive le ulteriori fasi sperimentali da realizzare prima della loro commercializzazione e le possibili strategie da adottare per il loro utilizzo in campo.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Trends in Biotechnology con il titolo "Game-changing alternatives to conventional fungicides: small RNAs and short peptides". Il lavoro è stato condotto dai gruppi di ricerca di Simona Masiero, docente di Botanica, e di Paolo Pesaresi docente di Genetica, entrambi del Dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano. Per l'Università di Bologna ha partecipato Elena Baraldi, professoressa al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari. Hanno partecipato inoltre Bruno Mezzetti dell’Università Politecnica delle Marche e Vincent Bulone dell’University of Adelaide (Australia) e del KTH Royal Institute of Technology (Svezia).