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Verso la medicina in silico in Italia, tra ostacoli e opportunità

L'utilizzo di tecnologie di simulazione di processi biologici e medici può portare importanti vantaggi sia in termini di qualità delle cure che dal punto di vista economico: il percorso per la loro adozione è tracciato in un nuovo documento che vede tra gli autori Marco Viceconti, coordinatore del gruppo di Medicina In Silico dell’Università di Bologna e del progetto di ricerca europeo In Silico World


Si chiama “Percorsi di adozione della Medicina in Silico in Italia”: è un nuovo documento pubblicato dal Ministero della Salute che presenta i punti di forza delle tecnologie in silico al fine di permetterne una più rapida adozione nel Sistema Sanitario Nazionale.


A cura del Consiglio Superiore di Sanità, il documento nasce dal lavoro di alcuni dei maggiori esperti della medicina in silico in Italia, tra cui Marco Viceconti, coordinatore del gruppo di Medicina In Silico dell’Università di Bologna e coordinatore del progetto di ricerca europeo In Silico World.

"La recente pandemia ha dimostrato come i metodi in silico possano accelerare lo sviluppo di nuovi farmaci, e personalizzare i processi terapeutici", commenta Viceconti. "È importante quindi accelerare l’adozione di queste tecnologie, lavorando per abbassare tutte le barriere che ne rallentano la diffusione. Progetti come In Silico World hanno esattamente questa missione".

Così come lo studio su organismi viventi è detto in vivo e quello in colture cellulari è detto in vitro, per analogia il termine in silico descrive la modellizzazione, la simulazione e la visualizzazione di processi biologici e medici nei computer, facendo riferimento al silicio impiegato nei microprocessori.

La medicina in silico utilizza queste tecnologie per creare modelli computerizzati allo scopo di predire un’enorme quantità di dati difficilmente misurabili nel singolo paziente. Questo può portare ad un doppio vantaggio: da un lato può consentire al medico di assumere la migliore decisione possibile nel trattamento di un singolo paziente (con tecnologie chiamate di Digital Twin), dall'altro può assicurare la sicurezza e l’efficacia dei nuovi prodotti medici, riducendo l’impiego della sperimentazione animale e umana (con sperimentazioni chiamate In Silico Trials).

Il nuovo documento pubblicato dal Consiglio Superiore di Sanità riconosce in queste tecnologie la possibilità di un'innovazione dirompente, con vantaggi non solo in termini di qualità delle cure ma anche economici: le sole tecnologie Digital Twin potrebbero consentire risparmi di oltre il 30% sul costo dei percorsi della medicina avanzata, mentre le tecnologie di sperimentazione In Silico Trials potrebbero ridurre il costo di sviluppo e la valutazione regolatoria mediamente di 150 milioni di euro per un nuovo farmaco.

Per farlo - spiegano gli studiosi - è necessario creare le condizioni per una rapida adozione delle tecnologie in silico, mettendo a punto ad esempio infrastrutture adeguate per il calcolo ad alte prestazioni, sviluppando collaborazioni pubblico-private, favorendo il possibile uso secondario - per scopi di ricerca e innovazione - dei dati clinici in formato digitale, nel rispetto delle leggi su privacy e proprietà del dato sanitario.

Su questi temi, l'Università di Bologna coordina il progetto In Silico World, finanziato dal programma Horizon 2020 dell'Unione Europea, che coinvolge 14 istituzioni partner. "Obiettivo del progetto è accelerare l'adozione delle tecnologie di modellazione e simulazione in silico per lo sviluppo e la qualificazione regolatoria di farmaci e dispositivi medici", spiega Marco Viceconti. "In questo modo sarà possibile arrivare ad un impatto a lungo termine sulla riduzione del costo e la durata dei processi di sviluppo e certificazione di nuovi prodotti medici, mantenendo o migliorando il livello di sicurezza per i pazienti fornito dagli approcci convenzionali".