Da un ampio studio internazionale collaborativo, pubblicato sulla rivista Lancet Oncology, è emerso che durante il lockdown dovuto alla diffusione della pandemia di COVID-19 per un paziente su sette si sono generati ritardi nell'esecuzione di interventi chirurgici oncologici.
Guidata da esperti dell'Università di Birmingham (Regno Unito), la ricerca ha coinvolto quasi cinquemila chirurghi e anestesiologi di tutto il mondo, compresi diversi studiosi dell'Università di Bologna e del Policlinico di Sant'Orsola. Sono stati raccolti ed elaborate informazioni relative alle 15 tipologie più diffuse di tumore prendendo in considerazione più di ventimila pazienti in 466 ospedali di 61 paesi nel mondo.
“Si tratta del primo studio che è arrivato a comprendere un simile volume di casi: un risultato notevole, soprattutto considerando che è stato svolto durante il periodo peggiore della pandemia da COVID-19”, commenta Matteo Rottoli, ricercatore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche che ha coordinato il gruppo di studiosi dell'Università di Bologna coinvolti nell'analisi. “Una delle evidenze più significative emerse è che il trattamento oncologico dei pazienti con cancro ha sofferto significativamente nei paesi che, per la gravità dell'impatto della pandemia, hanno richiesto un 'full lockdown'”.
Il lockdown, adottato da moltissimi paesi, si è rivelato una misura fondamentale per proteggere la popolazione dalla diffusione del COVID-19. Questa decisione ha però portato anche a conseguenze problematiche per l'assistenza a pazienti affetti da altre patologie.
I ricercatori hanno confrontato i casi di ritardi e cancellazioni di interventi chirurgici oncologici registrati durante i lockdown con quelli avvenuti durante i periodi in cui le restrizioni per la pandemia erano più lievi. Dai dati raccolti in 466 ospedali di 61 paesi nel mondo, è emerso che durante i lockdown un paziente su sette (15%) non ha ricevuto l'operazione pianificata dopo un periodo mediano di 5,3 mesi dalla diagnosi. Durante i periodi in cui le restrizioni erano più leggere, questo tasso di ritardi e cancellazioni è stato invece molto basso (0,6%).
“Questi risultati confermano l'importanza di creare dei percorsi 'COVID-free' per tutti i pazienti chirurgici, e specialmente per i pazienti oncologici, che possano resistere all'impatto della pandemia”, dice ancora Rottoli. “Un'ulteriore riflessione da fare riguarda poi l'importanza della diffusione dei vaccini: un elemento fondamentale per ridurre l'entità delle successive ondate pandemiche e il rischio che i pazienti oncologici non ricevano il trattamento chirurgico nei tempi corretti”.
Lo studio – guidato da esperti dell'Università di Birmingham (Regno Unito) – è stato pubblicato su Lancet Oncology con il titolo “Effect of COVID-19 pandemic lockdowns on planned cancer surgery for 15 tumour types in 61 countries: an international, prospective, cohort study”. Per l’Università di Bologna ha partecipato un ampio gruppo di studiosi coordinati da Matteo Rottoli, ricercatore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche.