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Arte, musica e spettacolo per celebrare il mezzo secolo del DAMS

Le celebrazioni per i 50 anni del DAMS si svolgeranno da marzo a giugno, con un programma a intensità crescente che culminerà in una “tre-giorni” di eventi diffusi nel centro storico di Bologna e serate sul palcoscenico di Piazza Maggiore

Nel 2021 il DAMS compie 50 anni e per celebrare questo traguardo si svolgerà, da marzo a giugno, un programma di eventi e spettacoli a intensità crescente che culminerà in una “tre-giorni” di appuntamenti nel centro storico di Bologna e serate sul palcoscenico di Piazza Maggiore.

Foto archivio Unibo

Partito in maniera sperimentale nel 1970/1971 e, poi, in forma ufficiale nel 1971/1972, il nuovo corso di laurea nacque da una intuizione del professor Benedetto Marzullo. Fu, infatti, in un Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia dei primi mesi del 1970 che Marzullo, ordinario di Letteratura greca e membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, illustrò il piano del nuovo corso di laurea.

Un progetto che intendeva rispondere all’impetuoso sviluppo dell’industria culturale manifestatosi nel decennio appena concluso, un orizzonte in progressiva espansione che richiedeva e sollecitava la formazione di nuove professionalità rispetto a quelle tradizionalmente proposte dai corsi di laurea umanistici.

Decisiva e vincente, fra molte polemiche e resistenze, fu l’idea di affidare i nuovi corsi ad un corpo docente che, accanto a figure provenienti dall’ambito accademico, coinvolse protagonisti del mondo delle arti, in grado di riportare nella didattica la propria esperienza di lavoro e di ricerca. Luigi Squarzina, Renato Barilli, Umberto Eco, Tomas Maldonado, Gianni Polidori, Furio Colombo, Giampaolo Bernagozzi, Alfredo Giuliani, Lamberto Pignotti, Adelio Ferrero, Giuliano Scabia, Renzo Tian, Roberto Leydi, e tutti gli altri, seppero imporre al corso un carattere di vivace sperimentazione, stabilendo un’inedita osmosi tra mondo universitario e i movimenti di avanguardia che stavano segnando quegli anni.

Il successo fu immediato: dai 115 iscritti del 1970/71 si passò agli oltre 3.500 di fine decennio imponendo presto un trasloco dalla prima sede di Strada Maggiore 34 ai nuovi spazi di via Guerrazzi. Per alcuni anni, anche a causa di un’azione di blocco esercitata da Marzullo in sede ministeriale, il Dams bolognese rimase un’esperienza unica nel panorama universitario nazionale, stabilendo un rapporto di scambio identitario con la città, che pur nella complessità delle rispettive posizioni, seppe alimentare una reciproca crescita di valore, così da dar vita ad un binomio di grande attrattività per studenti da tutta Italia.

 

Fra le migliaia di allievi che nel corso dei cinquant’anni di vita si sono avvicendati fra i banchi del Dams, oltre a nomi illustri come quelli di Pier Vittorio Tondelli, Carlo Mazzacurati, Milena Gabanelli, Antonietta De Lillo, Enza Negroni, Daria Bignardi, Andrea Pazienza, Alan Sorrenti, Ambrogio Lo Giudice, Riccardo Iacona, Freak Antoni, Marcello Jori, Olivo Barbieri, Marco Martinelli, Nico Vascellari, Igort, Paolo Fresu, Pino Cacucci, Piero Chiambretti, Stefano Bartezzaghi, e molti altri, vi sono buona parte degli operatori che hanno contribuito alla nascita e al consolidamento di un tessuto istituzionale e imprenditoriale di alto livello, nei diversi settori della vita culturale, sia a livello locale sia nazionale. Per non dimenticare poi i laureati ad honorem proclamati nel corso degli anni, con personalità straordinarie come Pina Bausch, Riccardo Muti, Martin Scorsese, Lucio Dalla, Toni Servillo e, prossimamente, Mimmo Paladino.

Il modello didattico del DAMS, in seguito attivato in molti atenei italiani, ha segnato una svolta nel campo della ricerca umanistica, a partire da un’idea di studio trasversale delle arti, alimentato, oltre che dalle necessarie competenze storiche e teoriche, da una costante attenzione alle pratiche più avanzate. Trasformatosi negli anni, anche a seguito delle diverse riforme universitarie intervenute nel frattempo, il DAMS ha mantenuto intatte alcune di quelle caratteristiche di sperimentazione interdisciplinare, di vivacità didattica e di attenzione alle novità culturali, che a cinquant’anni dalla sua nascita, continuano a farne un modello unico nell’ambito degli studi universitari.