Le norme che dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono state prima consigliate e poi imposte per contenere la pandemia di COVID-19 non vengono rispettate tutte allo stesso modo, perché riguardano sfere di azione e comportamenti diversi. A metterlo in evidenza è uno studio pubblicato su Social Psychological Bulletin, che ha coinvolto più di 7.000 studenti universitari in dieci paesi.
"Il rispetto del distanziamento sociale e il rispetto delle norme igieniche per prevenire la diffusione del coronavirus non sono sovrapponibili: riguardano due tipologie di comportamento distinte", spiega Enrico Santarelli, professore al Dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Bologna, tra gli autori dello studio. "Perché queste misure vengano rispettate dalla popolazione, e siano quindi efficaci, è importante pianificare strategie che tengano conto di queste differenze".
L’emergenza coronavirus ha modificato le nostre vite, imponendo comportamenti spesso del tutto nuovi e non sempre facili di applicare. Il distanziamento sociale, da un lato, è una nuova abitudine, per molti versi "innaturale", che abbiamo dovuto imparare da zero. Dall’altro lato, l’attenzione all’igiene è invece un comportamento comune, che ci è stato chiesto di intensificare. Mentre quindi igienizzare spesso le mani può diventare rapidamente una routine, evitare il contatto fisico con altre persone richiede un’attenzione costante e una serie continua di scelte deliberate.
Oltre a questo, l’adozione di queste nuove abitudini e di questi nuovi comportamenti da parte della popolazione più giovane si scontra col fatto che spesso non c’è la percezione di ottenere benefici diretti. "Sappiamo che per gli studenti, l’adozione delle misure per contrastare la diffusione del coronavirus ha significato un cambiamento rilevante nelle loro vite, soprattutto rispetto alla riduzione della vita sociale", dice Santarelli. "Ma la fascia di età a cui appartengono corrisponde in generale ad un rischio basso di conseguenze gravi dovute alla COVID-19: il rispetto delle regole da parte loro serve quindi più a proteggere gli altri, che ad un beneficio personale diretto".
Per indagare in che modo questi elementi hanno influenzato l’adozione delle regole imposte a contrasto della pandemia da parte della popolazione più giovane, gli studiosi hanno interpellato 7.403 studenti universitari in dieci diversi paesi, ricostruendo come sono cambiate le loro abitudini dall’inizio dell’emergenza.
Dai dati raccolti, l’aspetto principale emerso è che a fronte di un generale rispetto delle regole c’è una forte variabilità tra i diversi comportamenti che si richiede di seguire. In altre parole, il rispetto del distanziamento sociale non corrisponde in automatico al rispetto delle norme igieniche, e viceversa.
"I risultati dell’indagine ci dicono che non è possibile considerare le misure a contrasto della diffusione del coronavirus come un unico blocco di regole da far rispettare", dice ancora Santarelli. "Il distanziamento sociale e il rispetto delle norme igieniche sono considerati dalla fascia di popolazione più giovane come comportamenti tra loro non collegati, e per questo servono azioni e strategie specifiche per promuovere in modo distinto le diverse norme da rispettare".
Lo studio è stato pubblicato su Social Psychological Bulletin con il titolo “Hygiene and Social Distancing as Distinct Public Health Related Behaviours Among University Students During the COVID-19 Pandemic”. Per l’Università di Bologna ha partecipato il professor Enrico Santarelli del Dipartimento di Scienze economiche.