Foto del Corteo per Zaki organizzato a Bologna il 17 febbraio 2020
Le voci e i messaggi per la liberazione di Patrick Zaki non si sono mai arrestati e lunedì 8 febbraio, alle 9.30, si uniranno per un appello ancor più accorato, a un anno dallo stato di fermo del giovane studente dell'Alma Mater. Sono voci di studentesse, di studenti, di docenti, di cittadine e di cittadini, e sono voci di sindaci, a chiedere fortemente giustizia e libertà per Patrick, affinché possa tornare dai suoi cari e riprendere il suo percorso di studi e di vita, libero.
L'Università di Bologna ha organizzato un evento online (aperto a tutti, sulla pagina Facebook e Youtube Unibo) per presentare al presidente della Repubblica l’insieme delle città italiane che, in modi diversi, hanno mostrato attenzione per Patrick, in questi mesi. Un appuntamento che vedrà, quindi, unirsi molti sindaci delle città e paesi italiani che hanno preso a cuore Zaki, conferendogli il titolo di cittadino onorario o aderendo a iniziative artistiche sollecitati anche da associazioni come ad esempio Gofair e InOltre.
Il Rettore Francesco Ubertini, il Sindaco Virginio Merola e il Governatore Stefano Bonaccini accompagneranno l’incontro con tre brevi interventi che sottolineeranno l’importanza di consentire a Zaki di tornare a essere studente e cittadino della città che lui ama e che lo ha adottato; tre studenti leggeranno alcune delle mail che, da Bologna e dall’Italia, sono state inviate allo studente egiziano, mentre l’artista Gianluca Costantini disegnerà un motivo grafico che unisce gli studenti a Zaki, da lui evocato attraverso la sagoma che ormai è l’icona della sua situazione di prigioniero.
Esattamente un anno fa, il 7 febbraio 2020, Patrick George Michael Zaki Soliman è stato arrestato all’aeroporto del Cairo, mentre stava tornando a casa per un breve periodo di pausa prima di iniziare il suo secondo semestre di studi all’Università di Bologna, dove si era iscritto al Master europeo GEMMA in Studi di genere e delle donne. Da allora Patrick Zaki è in stato di fermo: ha compiuto i suoi 29 anni nel carcere di Tora, dove si trova, e dove continua ad aspettare, tra ripetuti rinvii di udienze e rinnovi di custodia cautelare, l’esito della sentenza che dovrà decidere delle sue sorti. Patrick era arrivato in Italia nel settembre 2019 con una prestigiosa borsa di studio Erasmus Mundus, ottenuta dopo un rigoroso processo di selezione che ha visto quasi seicento domande da parte di studentesse e studenti di tutto il mondo, con 29 borse assegnate in tutta Europa di cui 3 a Bologna.
Patrick è dunque uno studente dell’Alma Mater.
"Fatemi uscire il prima possibile da qui, voglio tornare all’università a studiare” ha scritto in una delle sue prime lettere, "Mi mancano casa, famiglia, gli amici, gli studi" e "Vorrei che tutto questo finisse e vorrei tornare ai miei studi": questi i messaggi che Patrick sta inviando dal carcere.
"Come le colleghe e i colleghi di Patrick e la comunità universitaria e cittadina tutta, - afferma il Rettore Francesco Ubertini - siamo molto preoccupati e angosciati per la detenzione che riteniamo immotivata. L’impegno per Patrick vede unita l’intera comunità dell’Università di Bologna e di molti altri atenei nazionali e internazionali. Quando, durante una visita in carcere, gli è stato fatto sapere che Bologna gli aveva conferito la cittadinanza onoraria, e come Bologna altre città italiane, Patrick ha espresso con emozione ed entusiasmo la sua gratitudine, per quello che lui aveva già chiamato ‘il popolo gentile italiano’ comunicando il suo profondo desiderio di riprendere i suoi studi e di ritornare in quella che ora è anche la sua città. Patrick deve tornare qui, a Bologna, per continuare i suoi studi, deve tornare nella città che ama e che lo ha adottato, deve tornare nel paese che guarda con preoccupazione alla sua condizione attuale. Diritti culturali, civili e umani esigono la sua liberazione".