Nel 2021 si prevedono più di 1,4 milioni di decessi per tumori tra Unione Europea e Regno Unito: un dato che corrisponde a tassi di mortalità in calo, rispetto al 2015, del 7% per gli uomini e del 5% per le donne. Ma servono maggiori investimenti per combattere il cancro al pancreas: una neoplasia che è quasi invariabilmente fatale e per la quale sono stati compiuti pochi progressi negli ultimi quarant’anni. A questo quadro si aggiunge poi la preoccupazione per la pandemia di COVID-19, che potrebbe avere serie conseguenze sia sulla cura dei malati che sulle attività di prevenzione.
Sono le indicazioni che arrivano dalle ultime proiezioni sui decessi per cancro nella UE e nel Regno Unito, pubblicate oggi sulla rivista Annals of Oncology. La ricerca è stata supportata da un grant dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro assegnato ad Eva Negri, ricercatrice all'Università degli Studi di Milano. Allo studio, coordinato dal professor Carlo La Vecchia dell’Università degli Studi di Milano, ha partecipato anche Paolo Boffetta, professore al Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna.
L’analisi – realizzata per l’undicesimo anno consecutivo – si basa sui dati dei decessi raccolti dai database dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e di Eurostat. Il lavoro ha considerato i tassi di mortalità per tumori nei 27 stati membri dell'UE nel loro insieme e nel Regno Unito. Sono stati inoltre analizzati i sei paesi più popolosi - Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito - per tutti i tumori e, individualmente, per i tumori allo stomaco, intestino, pancreas, polmone, seno, utero (compresa la cervice), ovaio, prostata, vescica e per le leucemie per uomini e donne.
"Il cancro rimane la seconda causa di morte in Europa dopo le malattie cardiovascolari: sebbene prevediamo che i tassi di mortalità per molti tumori diminuiranno quest'anno, il numero assoluto di decessi per malattia continuerà ad aumentare a causa dell'invecchiamento della popolazione", spiega il professor Boffetta. "Questo sottolinea la crescente importanza di questo tema per la salute pubblica, anche considerato che i ritardi causati dalla pandemia di COVID-19 potrebbero aumentare l’incidenza dei casi di tumori nei prossimi anni".
Nel complesso, per il 2021 lo studio prevede un totale di 1.443.000 decessi per tumori nella UE (1.267.000) e nel Regno Unito (176.000). Ciò corrisponde a tassi di mortalità standardizzati per età pari a 130 per 100.000 uomini (in calo del 7% dal 2015) e 81 per 100.000 donne (in calo del 5%). Se si guardano però i dati relativi ai tassi di mortalità per il tumore al pancreas si notano numeri stabili per gli uomini e in aumento per le donne nella maggior parte dei paesi europei.
"Il cancro al pancreas è il quarto tumore più comune e rimane l'unico che non ha mostrato una riduzione complessiva dei tassi di mortalità negli ultimi tre decenni in Europa in entrambi i sessi", conferma il professor La Vecchia. "È importante che si forniscano risorse adeguate per la prevenzione, la diagnosi precoce e la gestione di questa malattia al fine di migliorare queste tendenze nel prossimo futuro".
Il tasso massimo di decessi per cancro è stato registrato nel 1988. Da allora sono stati evitati circa 6 milioni di decessi in Europa, di cui 417.000 solo nel 2021. La riduzione dei fumatori, una migliore conservazione degli alimenti e migliori trattamenti hanno infatti portato a riduzioni nei casi di tumori ai polmoni, allo stomaco e al seno. Tuttavia, sebbene i tassi di mortalità per cancro ai polmoni stiano diminuendo per gli uomini (in calo del 10%), in molti paesi sono ancora in aumento tra le donne (+7%).
"I tassi di mortalità per cancro al polmone negli uomini sono del 25% inferiori nel Regno Unito rispetto ai 27 paesi europei, a causa della diminuzione più rapida e più ampia della prevalenza del fumo negli uomini del Regno Unito", spiega Eva Negri. "Questo si riflette anche nei tassi di mortalità previsti in calo per tutti i tumori negli uomini del Regno Unito. Del resto, anche nei paesi della UE gli uomini hanno smesso di fumare, anche se più tardi rispetto al Regno Unito, il che spiega il previsto calo dei tassi di mortalità maschile".
A questi dati, che in generale offrono segnali positivi, si affiancano però i potenziali problemi che potrebbero nascere come conseguenza della pandemia di COVID-19. In un editoriale di accompagnamento allo studio, il professor José Martín-Moreno, dell'Università di Valencia (Spagna), e Suszy Lessof, dell'Osservatorio europeo sui sistemi e le politiche sanitarie di Bruxelles (Belgio) segnalano il "grave fattore di rischio per i pazienti con infezione da COVID-19, che comporta una maggiore probabilità di ricovero in terapia intensiva, di ricorso alla ventilazione meccanica e di mortalità". Al di là del danno diretto del coronavirus per le persone immunocompromesse e particolarmente vulnerabili, ci sono poi le implicazioni sull'assistenza clinica, sulla ricerca e sulle attività di prevenzione. "Il possibile impatto della pandemia di COVID-19 sulla mortalità consolidata effettiva per il 2020, per il 2021 e oltre, richiede vigilanza", concludono Martín-Moreno e Lessof.