Nasce RETURN (multi-Risk sciEnce for resilienT commUnities undeR a changiNg climate), il Partenariato Esteso PNRR pensato per rafforzare le filiere della ricerca sui rischi ambientali, naturali e antropici a livello nazionale e promuovere la loro partecipazione alle catene del valore strategiche europee e globali. Coordinato dall'Università degli Studi di Napoli Federico II, coinvolge 26 partner, tra cui 12 Università, 5 Enti di ricerca e Centri di Competenza, 6 privati, 2 Enti territoriali e il Dipartimento di Protezione Civile, per un investimento erogato dal Ministero dell'Università e della Ricerca di 115,1 milioni di euro.
All'interno di RETURN, l'Università di Bologna sarà alla guida di uno degli otto Spoke in cui si articola il parternariato e avrà quindi un ruolo primario di organizzazione e coordinamento di specifiche attività di ricerca. Si tratta dello Spoke DS: Science underpinning Climate services for risk mitigation and adaptation, che ha l'obiettivo di definire metodi innovativi per migliorare le previsioni climatiche, idrometeorologiche e meteomarine alla scala locale.
"La disponibilità di scenari climatici futuri più attendibili, con stima di incertezza, permetterà di supportare l'attività di mitigazione del rischio ambientale, naturale ed antropico con dati tecnici di dettaglio: lo Spoke prenderà in considerazione metodi sia statistici sia deterministici per l'elaborazione delle previsioni, prendendo in considerazione anche la possibilità di integrarli", spiega Alberto Montanari, professore al Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell'Alma Mater e coordinatore dello Spoke DS.
Lo Spoke DS: Science underpinning Climate services for risk mitigation si articola in sei workpackage e prevede, assieme all'Università di Bologna, la partecipazione delle università di Padova, Roma "La Sapienza" e Cagliari, nonchè di Enea, Eurac, OGS, Arpae, Fondazione CIMA ed Iren.
Nel suo complesso, il Partenariato Esteso RETURN contribuirà a rafforzare le competenze-chiave, il trasferimento tecnologico e di conoscenze, nonché la governance italiana nella gestione del rischio di catastrofi, con il coinvolgimento di amministrazioni pubbliche, stakeholder e imprese private. Per farlo, agirà sul potenziamento delle conoscenze di base, mirando all'applicazione e allo sfruttamento della tecnologia.
I principali obiettivi scientifici, in linea con le nuove sfide proposte dagli obiettivi e dalle priorità del Piano Nazionale della Ricerca (PNR), riguardano una migliore comprensione dei rischi ambientali, naturali e antropici, nonché la loro interrelazione con gli effetti dei cambiamenti climatici, e una migliore capacità di previsione dei rischi, con lo sviluppo di metodologie per la prevenzione, l'adattamento e la mitigazione. Si punterà inoltre sullo sviluppo di nuove metodologie e tecnologie per il monitoraggio, sulla promozione di un uso più efficiente e sostenibile di dati, prodotti e servizi, e sul rafforzamento del ponte tra la ricerca e i prodotti finali, valorizzando trasversalmente le competenze, il trasferimento tecnologico e l'integrazione dei servizi.
"Il progetto RETURN è un partenariato esteso nell’ambito della tematica 3 del PNRR e quindi quella che guarda i rischi ambientali, naturali e antropici. È un progetto che porta un’agevolazione complessiva di 115 milioni di euro per 24 partner a cui si aggiungono Generali, le assicurazioni, e il Dipartimento della Protezione Civile, che partecipano senza chiedere agevolazioni. La Federico II è capofila di questa iniziativa che vede coinvolti i più grandi Atenei italiani impegnati da sempre sul tema dei rischi", dice il responsabile della Fondazione RETURN, Andrea Prota. "Questo è un progetto che riguarda tutti i rischi e ha la particolarità che il finanziamento arriva al 100% dal campo 22 che significa, riduzione di gas serra e adattamento e mitigazione climatica. Il grande link che dobbiamo sottolineare è quello tra lo studio, prevenzione e monitoraggio dei rischi con il cambiamento climatico. Il progetto ha una forte componente di studi dei modelli climatici che impattano sui rischi. Una componente interessante che va evidenziata è la parte sociale, perché uno studio sui rischi e di azioni che riducono i rischi non possono non prevedere un coinvolgimento delle nostre comunità".
Le attività previste riguardano otto aree tematiche - gli Spoke - organizzate in tre gruppi. Il primo gruppo contiene gli Spoke riguardanti i processi pericolosi connessi all’acqua, alle instabilità della superficie terrestre, ai terremoti, ai vulcani e alla degradazione dell’ambiente. Le attività di questo gruppo si identificano, nello schema di progetto, come linee tematiche verticali. Il secondo gruppo contiene gli Spoke inerenti alla valutazione degli impatti di eventi ambientali, naturali e antropici sul costruito in aree urbane e metropolitane, sulle infrastrutture critiche e sulle comunità. Le attività di questo gruppo si identificano, nello schema di progetto, come linee tematiche trasversali. Il terzo gruppo coincide con lo Spoke che tratterà il cambiamento climatico, le cui attività si identificano, nello schema di progetto, come linee diagonali rispetto a quelle degli Spoke verticali e trasversali.