Fra terra e cielo, con gli archi del ponte di Tiberio che si specchiano nella piazza d’acqua, alla presenza discreta di cormorani, anatre, pesci e gabbiani, sulla piattaforma di legno fra prato e canale, si sono svolti i tre incontri primaverili del ciclo di seminari denominato Body cultures: let’s play! curati dalla professoressa Marcella Terrusi per il Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita – Polo scientifico didattico di Rimini in collaborazione con la cattedra UNESCO Global Citizenship Education in Higher Education presieduta dal professor Massimiliano Tarozzi e i corsi dei professori Alessandro Bortolotti e Massimo Giovanardi.
La proposta formativa, volutamente giocosa fin dal titolo, nasce nell’ambito del corso di Body cultures nella laurea magistrale in lingua inglese Wellness, Sport and Health ed è in continuità con gli incontri proposti nello scorso anno accademico quando si era scelto di proporre agli studenti esperienze outdoor di ricerca e sperimentazione sul corpo e sul movimento a partire da interventi di insegnanti di pratiche somatiche afferenti a diverse discipline.
Se nell’edizione precedente il ciclo di seminari si era incentrato sul tema dell’atterraggio e del radicamento, come risposta pedagogica allo spaesamento post-pandemico, quest’anno la proposta si è dilatata nel comprendere, in tre passi, prima pratiche di movimento espressivo e comunità, poi ricerca sul tema della centratura e dei confini interpersonali, da ultimo pratiche di fiducia ed equilibrio, di tipo acrobatico, utili per esplorare nuovi movimenti e nuove relazioni con il corpo, gli altri e lo spazio.
La proposta, aperta anche agli studenti del corso di Storia e culture d’infanzia di Marcella Terrusi, è stata accolta con entusiasmo dagli studenti che hanno riferito di aver trovato in questi incontri utili stimoli per uscire dall’isolamento, dall’alienazione e dalla solitudine che, in particolare nell’esercizio massiccio delle relazioni virtuali, sono non di rado veri ostacoli al benessere dei singoli e delle loro relazioni. Gli studenti hanno riferito che l’esperienza ha nutrito il loro empowerment personale e relazionale offrendo loro nuove strategie di connessione psico-fisica.
In breve alcune note sui tre seminari: danza di comunità, stoffe da muovere nello spazio, improvvisazioni e ricerca del movimento consapevole, per tessere comunità ed educare alla cittadinanza globale, sono stati gli elementi della proposta del primo incontro, tenuto da Gaia Germanà, artista della danza specializzata in pratiche di danza di comunità con utenze trasversali ed eterogenee. Invito giocoso a sperimentare equilibri inaspettati, che nascono dalla relazione con gli altri e con l’ambiente, l’incontro ha visto nascere vere piccole improvvisazioni coreografiche in una riflessione continua sulla potenza delle relazioni e sulle loro infinite configurazioni. Ascolto e sperimentazione del proprio centro e dei confini fra noi e gli altri, attraverso un fine lavoro di connessione mente-corpo, sono stati i contenuti della pratica guidata da Alessandro Fattorini, educatore al movimento somatico ed esperto in varie discipline, dallo Yoga al metodo Alexander, che ha invitato gli studenti ad esplorare spazi legati al respiro e ritmo, nel secondo incontro.
Audacia come valore trasformativo che muove ogni nostro gesto, da allenare nella costruzione di architetture e acrobazie che mettono in campo la fiducia reciproca, l’equilibrio come forza dinamica, la ricerca di nuove figure nello spazio, nel gioco sempre nuovo di una ricerca allo stesso tempo corporea e interiore: queste le parole chiave della proposta di Erica Fierro,, artista e acrobata aerea che ha concluso il ciclo. Il tema dell’integrazione mente-corpo, alla luce delle teorie sull’embodiment e delle culture del corpo relative alle Somatics e a tutte le pratiche di espressione e danza di comunità, si rivela cruciale nell’offrire oggi esperienze significative che si rivolgano all’interezza degli studenti, all’esplorazione dei temi legati alle relazioni, e alle sperimentazioni sulla nostra presenza attiva, e responsabile, nell’ambiente.
Il Campus di Rimini approfondisce la sua attenzione a questi temi anche grazie al luogo straordinario, dal punto di vista naturale, antropologico e storico offerto dal parco del Ponte di Tiberio e dalla riqualificazione di un’area verde, e acquatica, di rara bellezza, dove le proposte didattiche avvengono in una immersione outdoor capace di risvegliare e nutrire, attraverso un contesto privilegiato e una varietà di partecipanti, apprendimenti ed esperienze significative.