Uno sguardo parallelo, tra Libano e Italia, sulla memoria storica dei fatti di violenza politica avvenuti nella seconda metà del secolo scorso. Lo sta mettendo a fuoco il progetto "Representing the Absence: Transitional Justice and Shared Memory (Italy and Lebanon)", promosso dall’Università di Bologna, con il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione, insieme all’Université Saint-Joseph di Beirut (Libano).
Sottolineando le differenze storiche, sociologiche e politiche dei due contesti, l’obiettivo è affrontare i difficili temi della memoria, della violenza politica e del terrorismo in Italia e in Libano e fare luce sui temi comuni attraverso metodi partecipativi e creativi.
Il progetto nasce nell’ambito dell’iniziativa "Unibo - Global South", pensata per contribuire a valorizzare il ruolo proattivo dell’Alma Mater come attore della cooperazione allo sviluppo, incentivando l’interconnessione tra istruzione, ricerca, innovazione ed utilità sociale e rifacendosi agli obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Sono coinvolti studentesse e studenti dei due atenei, che partecipano a esperienze di mobilità dall'Italia al Libano e dal Libano all'Italia: per l'Università di Bologna con il corso di laurea magistrale in Scienze filosofiche, per l'Università Saint-Joseph di Beirut sono stati selezionati invece studenti dal Master in Democrazia e diritti umani.
"Representing the Absence" è animato da un ampio team di ricercatori e studiosi che include, tra gli altri, i coordinatori Filippo Del Lucchese e Massimiliano Tarozzi (Dipartimento di Filosofia e Comunicazione, Università di Bologna), Alessandro Tolomelli (Dipartimento di Scienze dell’Educazione “G.M. Bertin”, Università di Bologna) e Carmen Abou Jaoudé (Center for the Study of the Modern Arab World, Université Saint-Joseph di Beirut).
L'iniziativa coinvolge inoltre tre ONG: Act for the Disappeared, Laban e Krila Teatro dell'Oppresso. Le attività previste si concentrano infatti sia sulla diffusione e la condivisione delle conoscenze attraverso pratiche più tradizionali come seminari e conferenze, che sul capacity building attraverso pratiche artistiche e creative, come il teatro dell'oppresso e la proiezione e discussione di materiali video in sessioni pubbliche.
"La partecipazione attiva degli studenti è fondamentale, in particolare per approfondire la conoscenza e la consapevolezza delle tematiche legate al trauma e alla memoria della violenza in situazioni post-belliche", spiega Filippo Del Lucchese. "Queste attività, inoltre, permettono l'elaborazione di un'esperienza concreta di cittadinanza globale e di appartenenza a comunità transnazionali e l'ampliamento delle modalità di dialogo interculturale e trans-generazionale, e sono utili anche per affrontare e prevenire la violenza, l'abuso, il trauma, costruendo percorsi sostenibili verso la giustizia e la pace".