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La ricerca italiana lancia la sfida all'invecchiamento, con il partenariato esteso AGE-IT

Il programma, finanziato dal PNRR con 114 milioni di euro, è dedicato alla ricerca sui temi dell'invecchiamento. L'Alma Mater guida lo Spoke 5, pensato per migliorare la salute dei caregiver e, in ottica bidirezionale, anche quella degli anziani non autosufficienti


Ci sono limiti all’aumento della sopravvivenza in Italia? Quale è stato l’impatto del COVID-19? Perché la fecondità dell’Italia è tra le più basse al mondo? Qual è il ruolo delle politiche? Le migrazioni possono contrastare il processo di invecchiamento? Come cambiano le dinamiche sessuali e le dinamiche di formazione e scioglimento delle unioni in una società in cui viviamo sempre più a lungo? Qual è l'impatto del cambiamento climatico e dell'inquinamento sulla salute degli anziani? Che ruolo avrà la Silver Economy?

Sono alcune delle tante domande a cui cercherà di dare risposta il partenariato esteso AGE-IT, una delle linee di investimento previste dal Ministero dell’Università e della Ricerca all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

AGE-IT sarà un’alleanza pubblico-privato per fronteggiare la sfida di una società che invecchia inesorabilmente. Potrà contare su un finanziamento di oltre 114 milioni di euro e su 350 ricercatori, grazie alla rete di partner di cui è composto: 27 tra Università, centri di ricerca, industrie, enti e organizzazioni, con il coordinamento dell’Università di Firenze.

All'interno del parternariato esteso l'Università di Bologna è leader dello Spoke 5, "Care sustainability in an ageing society", che realizzerà innanzitutto un quadro delle necessità e risorse di cura per la popolazione anziana in Italia e delle future dinamiche demografiche e sociali che impatteranno sul settore delle cure di lungo termine.

"Obiettivo dello Spoke 5 è mettere a punto soluzioni per garantire la sostenibilità dei sistemi formali e informali di cura a lungo termine, nel contesto di un cambiamento demografico e sociale che delinea un futuro in cui avremo una popolazione sempre più anziana", spiega Marco Albertini, professore al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali e referente scientifico per l’Università di Bologna. "Per farlo andremo a spostare il focus su chi dà la cura, ovvero sui caregiver, sia professionisti che di chi lo fa informalmente all'interno di una famiglia: sappiamo infatti che occuparsi del benessere dei caregiver porta a un miglioramento delle cure che vengono prestate, con un ritorno in termini di benessere di chi viene curato molto più elevato rispetto a quanto si può ottenere con interventi tradizionali che si rivolgono solo a chi è curato".

Il gruppo di partenariato avrà quindi il compito di sviluppare protocolli sperimentali per l’ideazione di strumenti tecnologici e soluzioni e-health che permetteranno di migliorare la salute del caregiver e, in ottica bidirezionale, anche quella dell’anziano non autosufficiente. Queste fasi sperimentali si concentreranno nel territorio della AUSL Romagna e in alcune circoscrizioni della città di Milano e del Molise.